“L’estate di Piera” (G. Simi- P. Degli Esposti, Rizzoli, 2020)

“Sulla scena del crimine si recita a soggetto”

Piera Drago, affermata e veterana attrice e autrice teatrale, abita a Roma in un appartamento vicino a Piazza Navona. Ostinata e ribelle, decide di mettere in scena in un teatro occupato il “RiccardoIII” di Shakespeare interpretandone il ruolo del protagonista con una scelta notevolmente anticonvenzionale. In una calda sera dell’estate romana, guardando dalla finestra del suo appartamento, Piera intravede un uomo trasportare un sacco nero che potrebbe contenere un cadavere. Prende così avvio l’indagine di Piera e fin da subito sospetta del portaborse Alessandro Riccomanno, colpevole dichiarato fin dalle prime pagine. Il testo è articolato con una profonda e fine ironia, una carrellata di personaggi memorabili scorrono nelle storia: dalla segretaria Dolores, all’addetta del BedandBrekfast Giada, al commissario altoatesino Grossmeier. La trama è dinamica, animata da un calibratissimo gioco di specchi, dove maschere e ruoli si intrecciano, in quella terra di mezzo dove teatro e realtà si intersecano, si confondono, si sorreggono. La scrittura a quattro mani è di certo una scelta vincente: la prosa narrativa del giallo che ricalca gli elementi delle sceneggiature gialle classiche è resa ancora più avvincente e a tratti poetica dai positivi influssi drammaturgici. La descrizione dei luoghi, i monologhi dei personaggi e il loro approfondimento psicologico nei ruoli che rivestono, l’attenzione dettagliatissima alla lingua e alla postura di ogni personaggio, il ruolo centrale delle mani e del respiro come refrain, svelano e determinano sono elementi che rendono questo giallo veramente unico e particolare. La scrittura di Giampaolo e di Piera si fondono felicemente in una storia coinvolgente dove emergono relazioni, percezioni oltre l’apparenza delle cose con uno sguardo sempre molto attento al contesto socio politico e culturale dove la vicenda si svolge. Nell’opera firmata da due maestri confluiscono tutte le essenze del noir, del poliziesco sapientemente amalgamate con il teatro shakesperiano, dando vita a una scrittura perfetta e a una storia che inaspettatamente, a un buon ritmo, aggiunge una virata ascendente da metà libro in poi capace di sorprendere e portare in meandri sempre più interessanti il lettore.

“A Roma stasera manca l’aria. Il cielo si è spento ma la città ribolle ancora, come sotto un coperchio di vetro. Non troveremo sollievo neppure con il buio. Questo pensa Alex mentre vaga nel lento brulichio alle spalle di piazza Navona. Ha ancora il suo completo, si è tolto la cravatta e si è aperto il colletto, di un bottone solo. Fa tappa in un bar illuminato da neon viola, il locale è lungo e stretto, tutti sfiorano tutti come nel corridoio di un treno. “

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