Piscina comunale, è botta e risposta tra Paci e Servetti dopo la nota della candidata sindaca di destra e la replica dell’assessora

Qui la Paci

Gentile Dottoressa Servetti, preliminarmente mi permetta di ricordarLe quello che a me pare il punto centrale della questione: Viareggio ha perso un’importante struttura sportiva pubblica.

E’ paradossale che una donna di sinistra, ammesso e non concesso che Lei lo sia, liquidi questa perdita per la collettività con tanta, mi scusi, risibile arroganza e sicumera. “La legge è chiara”, “basta studiare” sono le Sue risposte.

Noi non c’eravamo“, Lei scrive. Cosa significa questa frase? Forse che il Comune di Viareggio del 2014 era un ente diverso da quello che ha poi perso la piscina? La proprietà pubblica o meglio quello che era pubblico prima del conferimento dell’impianto sportivo alla Viareggio Patrimonio (come potrà notare ho letto la giurisprudenza da Lei richiamata ed anche le decisioni rese dal Tribunale di Lucca e della Corte di Appello di Firenze in merito al reclamo proposto da alcuni creditori avverso la dichiarazione di fallimento) è stata perduta durante il mandato del Sindaco uscente e questo basti a dare la misura del problema.

Può darsi che la scelta di costituire la società Viareggio Patrimonio S.r.l., non sia stata azzeccata, ma certo è, proprio per le Sue parole, che il Comune di Viareggio, anche quello amministrato dal Sindaco uscente, si è completamente disinteressato delle sue sorti e comunque, non mi pare che abbia promosso iniziative dirette ad accertare eventuali responsabilità nei confronti di coloro che amministravano la società.

Nonostante che in detta società, il Comune fosse titolare di una rilevante quota di partecipazione su cui avrebbe dovuto vegliare, costituendo detta quota un bene di proprietà di tutti i cittadini di Viareggio; nonostante che la proprietà pubblica degli impianti sportivi rappresenti, a mio modesto giudizio, un vantaggio per l’intera collettività ed è, lo ripeto, paradossale che sia io a doverlo ricordare a Lei ed ai Suoi compagni di viaggio, il Comune di Viareggio, inclusa l’amministrazione attuale, ha abbandonato la Viareggio Patrimonio S.r.l. al suo destino con le conseguenze ora sotto gli occhi di tutti. Successivamente, dopo il fallimento, nulla ha fatto affinchè la procedura concorsuale non si chiudesse con la liquidazione del patrimonio e, quindi, con l’acquisizione delle strutture immobiliari ad un patrimonio privato.

Lei dice che “sotto la guida attenta e competente del Sindaco Del Ghingaro”, Viareggio sarebbe uscita da un dissesto “come pochi uguali in Italia”.

Resta il fatto incontestabile che sul campo le “perdite” per la città e soprattutto per i cittadini, converrà con me, che a questi, in primis, occorre riferirsi, sono state molteplici, e non parlo solo degli impianti sportivi ma anche degli alloggi per l’emergenza abitativa.

In ogni caso, preso atto delle circostanze fattuali da Lei rappresentate è indubbio che la Sua amministrazione ben avrebbe potuto e, mi consente, dovuto, operare affinchè l’aggiudicatario della piscina garantisse la fruizione pubblica della stessa”.

Qui la Servetti:

“Apprendo con piacere che la signora Paci ha letto la giurisprudenza da me citata riguardo la questione della Piscina di Viareggio. E’ però evidente che fra leggere e capire c’è differenza, perché non sembra ancora avere chiaro il quadro. Non mi stupisce affatto, perché come ho già detto e lo ripeto, la questione è molto tecnica e non basta copiare qualche post su Facebook per entrare nel merito. Ma quando leggo, e cito testualmente la Paci, che della Patrimonio “il Comune era titolare di una rilevante quota di partecipazione” cado proprio dalla sedia. Il Comune era INTERAMENTE PROPRIETARIO. La Patrimonio era una società in house providing! Se non si sanno le basi ha senso andare avanti?

Tuttavia io non demordo, sono un’appassionata di Diritto Amministrativo e Societario, e quindi ci riprovo.

In merito alla mia affermazione “noi non c’eravamo”: esistono tempi tecnici stretti, fissati dal codice di procedura civile, per presentare eventuale opposizione ai decreti ingiuntivi ed ai conseguenti precetti. Quindi piaccia o meno: no, noi non c’eravamo. E quando siamo arrivati non potevamo più fare niente in merito.

“Il Comune non si è opposto all’istanza di fallimento”, ovvio. A fronte della situazione economico patrimoniale della Società Viareggio Patrimonio, al Liquidatore non rimaneva altra scelta che presentare l’istanza di fallimento in proprio e la Cassazione ritiene non decisiva la volontà espressa al riguardo dai soci. Mi spiego meglio: la decisione dei soci di non voler presentare domanda di autofallimento della società (c.d. istanza di fallimento in proprio), non ha rilievo alcuno per il liquidatore, dal momento che esso deve assumere tale decisione in piena autonomia, senza soggiacere alla determinazione adottata dai soci. Ribadisco e lo sottolineo: i liquidatori sono responsabili penalmente, rischiano la bancarotta. Non sono bruscolini, mi creda signora Paci.

Paci aggiunge poi che il Comune non ha posto in essere “iniziative dirette ad accertare eventuali responsabilità nei confronti di coloro che amministravano la società”. Mi si permetta una precisazione perché qui la Legge Fallimentare è molto chiara (art 33): il curatore, entro sessanta giorni dalla dichiarazione di fallimento, deve presentare al giudice delegato una relazione particolareggiata sulle cause e circostanze del fallimento, sulla diligenza spiegata dal fallito nell’esercizio dell’impresa, sulla responsabilità del fallito o di altri e su quanto può interessare anche ai fini delle indagini preliminari in sede penale.

Il contenuto della relazione del curatore è molto importante sotto diversi aspetti, potendo rivelare, ad esempio, responsabilità penali del fallito o di altri. Copia di essa è trasmessa al pubblico ministero. Per la teoria della separazione dei poteri (Montesquieu), ripreso dalla nostra Carta Costituzionale, ogni funzione pubblica è attribuita ad un potere distinto. In sostanza, spetta agli organi giudiziari, e non al sindaco, valutare se sussistono i presupposti per un’azione di responsabilità sia in ambito civile che penale nei confronti di chi ha amministrato la Viareggio Patrimonio.

Infine, ed è quello che più mi addolora, leggo che questa Amministrazione avrebbe abbandonato «la Viareggio Patrimonio al suo destino». Vede signora Paci, le società non sono solo nomi o libri contabili. Sono fatte di persone, uomini e donne che tra mille difficoltà ogni giorno le portano avanti. Ma lei, signora Paci, sa che dei 71 dipendenti (compresi quelli della Viareggio Versilia Congressi) nessuno è rimasto senza posto di lavoro? Sa quanto impegno, competenza, tempo – fra riunioni e accordi sindacali – ci sono voluti per salvaguardare uno per uno tutti i dipendenti? Ma di cosa sta parlando?

Sono una persona umile per natura: accetto critiche e osservazioni. Tuttavia la falsa modestia non mi appartiene: con le mie precisazioni di ieri le avevo dato una buona occasione per parlare di altri temi, quali che siano, dove lei è più ferrata. Dia retta, lasci perdere.

Ultima cosa, ma tengo a precisarlo perché sono figlia di un operaio e nipote di un partigiano: non prendo “lezioni di Sinistra” dalla candidata della Lega”.

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