( in collaborazione con la libreria “Lettera 22” Viareggio)

“Ada brucia” è il romanzo d’ esordio della ventiduenne Anja Trevisan che racconta l’amore morboso di Rino per la neonata Beatrice, da lui ribattezzata Ada. Un amore malato che lo porterà a rapire la bambina e tenerla nascosta, isolata dal mondo, creandole una realtà su misura fatta solo da loro due e dai confini della loro casa, la vecchia casa del nonno di Rino. I pensieri di Rino sono pensieri osceni, e via via che Ada cresce la pedofilia si fa sempre più concreta e ostentata, alcune sequenza descrittive esplicite la rendono palpabile. Fino a quando Ada conoscerà per caso Max e scoprirà il mondo fuori dalle mura di casa, il proprio passato, l’essenza dell’amore che la lega a Rino.

Cosa resta degli anni trascorsi insieme? La vicenda giudiziaria si intreccia con quella psicologica, dove inattese vie d’uscita e cicatrici indelebili si sommano nell’evoluzione dei personaggi oltre il rapporto colpevole-vittima.

L’esordio di Anja Trevisan è dirompente. Il linguaggio e lo stile della Trevisan somigliano a una macchina da presa capace di registrare con crudele obiettività i fatti, gli stati d’animo, le emozioni più torbide dei personaggi.

E’ di certo il tratto più rilevante quello dell’autrice capace di catapultare il lettore nell’esposizione del dramma narrato: assistiamo al climax di eventi indignati, sofferenti, incuriositi, tormentati, totalmente immersi nella trama che giorno dopo giorno si dipana lungo la trama.

Non ci sono sconti per lo sguardo e per le sensazioni: il tema della pedofilia è presentato con tutta la propria crudezza e forza distruttiva. Tuttavia soprattutto nella seconda parte, la scrittura di Anja ci porta oltre il visibile, scavando a fondo nell’anima scomoda dei protagonisti.

Se nella prima parte a emergere sono i fatti e le motivazioni, nella seconda parte sono le conseguenze a essere messe a nudo per vittima e carnefice. In realtà quello che scuote nella narrazione non è solo una storia di pedofilia ma qualcosa che va oltre. E’ toccare con mano quanto deleteria possa essere la dipendenza amorosa e quanto possa annidarsi nell’intimità fino a superare i confini del lecito, del sopportabile, dell’ammissibile.

La scrittura di Anja è potente e l’abilità narrativa nell’affrontare un tema così complesso è indiscutibile. Ciò che risalta è l’ambivalenza del romanzo: se i temi della pedofilia e della dipendenza amorosa vengono rappresentati senza sconti, l’autrice, pur travolgendo il lettore, riesce a mantenere la sospensione del giudizio per tutto il romanzo, facendoci percepire le mille sfumature dell’esistenza anche nelle storie più dilanianti.

Erika Pucci

@erykaluna

(Visitato 30 volte, 1 visite oggi)

Gli accappatoi NERD da usare anche come vestaglia

Come imparare l’inglese: 3 metodi secondo la scienza