Dolore e luce del mondo (Ben Jelloun, La nave di Teseo, 2021)

Il libro

“Dolore e luce del mondo” è l’ultimo libro Tahar Ben Jelloun, autore di saggi, libri e best seller come “Il razzismo spiegato a mia figlia” (La Nave di Teseo, 2018). È una raccolta di poesia nelle quali il lettore può ritrovare i temi ricorrenti dell’autore franco marocchino quali la guerra, il razzismo, il fanatismo religioso. Sebbene raccontati con la crudeltà dei fatti di cronaca, è proprio nella forma poetica scelta da Ben Jelloun che i versi divengono un canto universale, senza geografie né tempi. Asse portante delle varie composizioni è la contrapposizione tra dolore e luce, bene e male, tematiche che, ispirate da reali fatti di cronaca, divengono oggetto di riflessione attraverso il linguaggio poetico. Le diverse sezioni che compongono la raccolta hanno un approccio filosofico ai temi proposti: ci si interroga sull’origine del bene e del male, si scava in profondità attraverso le scelte linguistiche e stilistiche, senza sconti. Nel libro si alternano sezioni con poemi più lunghi e impegnativi, a altri componimenti brevi come “Poesie dipinte” dove, attraverso i temi della quotidianità, l’autore cerca nel tu a cui si rivolge un rapporto continuo e empatico col lettore. In queste poesie dipinte molti sono i ritratti che si susseguono: anziani, ragazzine, bambine colti nell’istantanea del loro dolore e della loro luce. Ben Jelloun non perde mai di vista il focus sui temi della religione, sul significato e il senso della stessa poesia, sulla luminosità dell’esistenza nonostante il male. Ed è proprio alla luce, intesa come forza distintiva, che viene affidata la chiusura dell’opera e del dialogo che i canti rappresentano.

Note al margine

“Dolore e luce del mondo” mi ha colpito per la profondità dei temi che attraverso la poesia l’autore riesce a affrontare con un approccio sempre differente. Talvolta è la crudeltà della cronaca che prende il sopravvento, altre volte è la delicatezza dei versi che sembrano davvero dipinti. Il linguaggio è essenziale, preciso e ricercato. Ci sono poesie della raccolta che si dispiegano come fotografie, altre accennate con la delicatezza degli acquerelli, le parole di Ben Jelloun sanno affondare e accarezzare. È rilevante come tutto ciò sia realizzato con una grande maestria poetica dove la narrazione si fa ricerca del linguaggio e delle emozioni. Una testimonianza del nostro tempo importante e di grande impatto che sa sintetizzare in una forma fresca e coinvolgente i temi di una vita da scrittore e saggista capace di indagare, comunicare e soprattutto amare questo nostro contraddittorio tempo.

Il libro in una frase

«Vivere: abitare la luce dell’infanzia / Resistere: non abituarsi mai al dolore del mondo»

Erika Pucci

@erykaluna

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