E verrà un altro inverno (M. Carlotto, Rizzoli, 2021)

Trama

L’ultimo libro di Massimo Carlotto si svolge in una “valle” dominata da un paese dove i rapporti sociali ed economici seguono regole molto precise fondate dell’élite capitalistica dei maggiorenti, coloro che con le attività hanno garantito da decenni lavoro nel piccolo distretto del Nord.

Federica Pesenti è figlia di uno dei più noti industriali del paese ed è educata a gestire l’esistenza e i problemi a suon di menzogne per mantenere i privilegi della classe a cui appartiene. Sposata da poco con Bruno, imprenditore esterno alla realtà locale, lo convince a trasferirsi nella valle. Bruno resterà per sempre un “forestiero” rispetto al contesto in cui è andato ad abitare. Per lui iniziano minacce e intimidazioni, l’unico con cui riesce ad avere un rapporto amichevole è Manlio, guardia privata con un passato segnante, abile costruttore di mosse risolutive tra paesani per accomodare problemi tra paesani. La situazione precipita quando le minacce si fanno sempre più stringenti e così fra delitti, funerali, matrimoni e tradimenti, rivelazioni, la vicenda diventa rapidamente sempre più avvolgente e sorprendente, mostrandoci come anche nella provincia più profonda il gioco delle maschere fra persone e relazioni cada nel tentativo ossessivo di difendere ognuno le proprie piccole conquiste. Nel paese non c’è spazio per la redenzione, neppure nella memoria.

Note al margine

Carlotto ci regala un noir ad alta tensione dall’andamento convulso e concentrico: l’ambientazione quasi claustrofobica del paese e il progressivo accadere di eventi, generati dalle scelte dei personaggi, conferiscono alla storia una grande capacità di coinvolgimento. Nel testo di Carlotto si frappongono interessi e fazioni contraddistinte: la miseria della gente comune che lotta per avere garantita la stabilità familiare anche solo apparentemente, gli interessi dell’élite imprenditoriale che non si ferma davanti a niente a nessuno, il tentativo di chi nel paese crede e ne difende le dinamiche mettendo a repentaglio la propria stessa esistenza.

Infatti è basilare il tema su cui si fonda la storia: “tutti hanno segreti inconfessabili, nessuno è innocente.”

Ciò che mi ha particolarmente colpito è proprio l’entità del paese: sebbene non sia nominato, il paese e la sua valle sono qualcosa di molto di più di un’indicazione geografica. Sono un’entità sociale, con le proprie regole non scritte, i rapporti fiduciari basati su decenni di relazioni. Ma qualcosa accomuna ogni paesano al di là della classe sociale di appartenenza: il desiderio di raggiungere una stabilità per essere approvato dagli altri. E per questa finalità, uomini e donne, sono disposti a tutto. Il paese si definisce così pagina dopo pagina, per ciò che è ma anche per ciò che non è, come ad esempio l’ostruzionismo nei confronti di chi viene da fuori, la volontà taciuta e condivisa di mantenere un’ottima reputazione collettiva: la conferenza stampa narrata nel libro ne è un esempio lampante. Molto realistico, senza sconti è il rapporto tra paese e memoria: si tiene nella mente solo ciò che non turba lo status quo degli equilibri. Affascinante e pregnante il gioco di rivelazioni con cui Carlotto mostra quando sia fondamentale orientare le opinioni fra gli abitanti per generare e consolidare il consenso: ce ne svela i meccanismi da dentro in modo inequivocabile.

Il paese è così, insieme ai personaggi, la forza motrice della trama.

I personaggi stessi, delineati con grande profondità nei loro sogni, desideri, ferite passate, attraversano grandi archi di crescente cambiamento muovendo anche essi la trama capitolo per capitolo.

L’effetto che Carlotto sa creare con questo romanzo è perturbante perché basato soprattutto sul grande rapporto di complicità che sa instaurare con il lettore, come una continua partita a carte dove gli elementi vengono continuamente sistemati e rivoluzionati spiazzando continuamente.

Credo che su questo piano sia assolutamente uno dei libri di Carlotto in cui tale aspetto sia più marcato grazie anche all’empatia che sa suscitare fra lettore e personaggi. Per esempio, con i personaggi femminili, per quanto distanti caratterialmente e socialmente da me, non si riesce a non empatizzare: che siano parrucchiere o ricche ereditiere, lottano in un sistema di caste chiuso per sopravvivenza ad autodeterminazione. In particolare, il cambiamento delle figure femminili, assolutamente verosimili, rappresenta un interessante punto di vista su tutta la vicenda sia in ambito narrativo che sociale. Ogni personaggio ha un desiderio forte che lo conduce a fare scelte determinanti e a incuriosire il lettore chiedendosi cosa combinerà o come riuscirà a uscire dal reticolo di difficoltà in cui scrittore li inserisce. Un libro dal ritmo veloce, che incolla il lettore pagina dopo pagina e che è capace di rendere il paese un’entità che sovrasta i confini del Nord in cui si svolge.

Il libro in una frase

“Il primo compito di una buona memoria è saper dimenticare”

Erika Pucci

@erykaluna

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