“Se non vogliono confrontarsi a Viareggio nella sede del Partito, lo faranno a Lucca in Tribunale”. Così l’ex sindaco Pd di Viareggio, Leonardo Betti, assieme ad altri esponenti di spicco del Pd viareggino, dall’avvocato Gianmarco Romanini a Elena Micheli, da Battista Ceragioli a Grazia Sinagra, da Adalgisa Mazza a Gemma Borin. Annunciano di aver dato mandato ad un avvocato per portare il Pd in tribunale: quel che chiedono è di potersi tesserare, come avevano fatto gli anni passati. “E’ possibile immaginare – scrivono – un Pd delle ampie vedute, del progressismo di centro sinistra e un Pd tutto viareggino, chiuso in sé stesso, spaventato dalla democrazia e dal confronto?”.
Tutto nasce da quella che gli scriventi definiscono “una rocambolesca campagna elettorale”, quella dello scorso anno a Viareggio, durante il quale il Pd, che aveva espresso un proprio candidato, fu commissariato e la scelta del candidato fatta convergere sull’attuale sindaco, Giorgio Del Ghingaro. A seguito di quella campagna ai dissidenti del Pd non fu permesso di rinnovare l’iscrizione al partito. Oggi, dopo 2 anni quasi, chiedono di nuovo “il rinnovo della tessera del Pd: sentiamo la necessità di esprimere, democraticamente, la nostra idea, di far vedere che il Pd è non è solo quello che accetta tutto senza dibattito e confronto. Esiste un Pd critico, diverso, non accondiscendente”. Ma ad oggi ancora nessuna risposta. “Brutto – scrivono l’ex sindaco e gli altri esponenti del Pd – scoprire che la chiara volontà di estromettere le voci dissenzienti con un fare autoritario ed inspiegabile fosse proprio del commissario comunale Marco Simiani, diretta promanazione della segretaria Bonafè nonché responsabile nazionale del tesseramento del Pd. Muro di gomma anche da parte del segretario versiliese, Riccardo Brocchini. Ecco perché, pur dispiacendoci – concludono Betti, Romanini e gli altri – non ci resta che tutelare i nostri diritti in una sede e terza ed imparziale. Per questo motivo abbiamo dato mandato all’avvocato Stefano Genick affinché tuteli i nostri diritti e costringa il Pd a ridarci quel che di diritto che ci appartiene, ovvero la tessera”.
