La paziente silenziosa (Melchiedes, Einaudi, 2019)

Alicia è una giovane e apprezzata artista, sa dipingere con stile e audacia, riportando nelle suggestive e affascinanti tele molto del suo vissuto psichico. E’ sposata con uno dei fotografi più affermati di Londra, città in cui la coppia apparentemente perfetta abita. Il quadretto felice viene turbato dalla morte del marito e la principale indiziata è Alicia. La giovane donna viene ricoverata come detenuta in un ospedale psichiatrico. Dal momento dell’arresto la protagonista si è chiusa in un silenzio eloquente a seguito del quale anche l’interesse mediatico sul caso da prima pagina cala rapidamente. A occuparsi di lei arriva il giovane terapeuta Theo che si propone di far parlare Alicia attraverso la terapia e poi l’arte. Tra risvolti inattesi e suspense il thriller prende forma, regalando al lettore una storia intesa e psicologicamente molto forte.

Note al margine

Il libro è molto convincente perché capace di intrecciare psicoanalisi e thriller con risvolti inattesi. I personaggi son ben approfonditi in questa scrittura notevole che diviene il palcoscenico in cui la psicologia fei vari protagonisti si mette in scena. Alicia è un personaggio che incanta, misterioso e intrigante, gli stralci dei suoi diari sono un ottimo spunto per creare una voce narrante alternativa a quella in prima persona di Theo. Da sottolineare anche il gioco di specchi su questo ultimo personaggio che progressivamente ci offre il suo sguardo da medico ma anche da paziente. L’approccio psicologico è coerente e mai pretestuso. Una storia che mette al centro l’interesse per il legame fra arte mito e follia nella quotidianità delle relazioni e il ruolo dell’infanzia nei traumi che, bene o male,ci fanno essere quel che siamo oggi.

Il libro in una frase

La follia va affrontata e contenuta, non rifiutata.

Erika Pucci

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