Cose che non si raccontano (A. Lattanzi, Einaudi 2023)

“Cose che non si raccontano” è l’ultimo romanzo di Antonella Lattanzi, da me autrice molto apprezzata per la forza delle sue storie e lo stile narrativo profondo e graffiante: pochi come lei sanno tenere il lettore attaccato alla pagina col desiderio di voltarla per vedere cosa accadrà.

Ho preso il libro di Antonella ad occhi chiusi, ancora innamorata del suo intenso “Questo giorno che incombe” (Harper e Collins, 2021). Poi ho iniziato a leggere le prime pagine con la sensazione di non sapere se sarei riuscita a proseguire.

Il libro di Antonella è una storia autobiografica in cui l’autrice racconta la sua ricerca di maternità fra difficoltà, complicazioni, conflitti e dilagante dolore. Un tema delicato che mi sfiora nel vivo. Poi ho provato a proseguire e in una serata ho letto tutto questo gioiello che Antonella Lattanzi ha donato ai lettori.

Nella sua storia di donna in cerca di un figlio emerge con forza il mondo del maternage che ci riguarda tutti.

Il conflitto tra maternità e lavoro, tra aspirazioni personali e aspettative altrui.

Il rapporto col proprio corpo e la responsabilità di doverne rispondere.

La dolorosa consapevolezza della realtà ospedaliera in cui spesso ci si imbatte in obiettori o figure che non solo non sono di sostegno a chi sta attraversando certe situazioni ma anzi ne aumentano la drammaticità e la solitudine.

Il dolore immenso dell’illusione e della perdita dopo tante attese.

Antonella Lattanzi ha avuto coraggio perché ce ne vuole sempre a scrivere un libro ma in una storia così ci si spoglia del tutto.

Il suo stile coerente che da sempre ci ammalia e ci convince qui è messo al servizio di una storia vera vissuta in prima persona: la scrittrice parte dalla propria esperienza personale e ne fa letteratura. I ritmi narrativi, gli indugi, la scelta delle parole, lo spazio tra dialogo e introspezione sono tutti mezzi espressivi che donano a questo romanzo una forza inaudita.

C’è da essere riconoscenti a Antonella non solo come lettori, ma come cittadini per aver portato in modo crudo e al tempo stesso poetico, tutto il calore e il dolore che spesso c’è intorno al tema della maternità.

Un romanzo forte ma equilibrato: la storia stordisce e affonda nel profondo il lettore, ma al tempo stesso lo accudisce e lo rassicura anche nei momenti più drammatici, proprio come una madre.

Note al margine

«Ho una diga nella testa dove stanno nascoste tutte le cose che fanno davvero troppo male. Quelle cose, io non voglio dirle a nessuno. Io non voglio pensarle, quelle cose. Io voglio che non siano mai esistite. E se non le dico non esistono».

«Ho una diga nella testa dove stanno nascoste tutte le cose che fanno davvero troppo male. Quelle cose, io non voglio dirle a nessuno. Io non voglio pensarle, quelle cose. Io voglio che non siano mai esistite. E se non le dico non esistono».

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ultimo aggiornamento: 26-04-2023


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