Che male c’è (M. Giangrande, Longanesi, 2022)

Il libro

In collaborazione con Libreria Mondadori Viareggio

Nel romanzo di esordio Marco Giangrande ci racconta le vicissitudini di chi, come lui, è stato giovane negli anni Ottanta. Zez, il ragazzino protagonista appartenente a una famiglia borghese, ci racconta le amicizie, gli episodi più eclatanti tipici dell’adolescenza fin quando arriva uno strappo lacerante: il cambio di città, da Napoli a Catania. Per Zez si tratta di ricominciare, imparare nuove abitudini, prendere nuovi ritmi. Da qui sarà un viaggio di formazione e di spostamenti, con incursioni anche in Puglia, declinando così l’ambientazione in tante declinazioni pittoresche e calorose del Sud. Partendo dagli anni Ottanta seguiamo la crescita di Zez (che significa in napoletano “cascamorto”) fino alla sua maturità all’inizio del nuovo millennio con un lavoro particolare, fra situazioni complicati, eventi turbinosi, con uno sguardo sempre tenero e autoironico.

Note al margine

Il romanzo di Marco Giangrande “Che male c’è” ha come punti di forza una grande scorrevolezza e ironia, capace di far entrare subito il lettore nella dinamica della storia e nel mondo di Zez e dei suoi cambiamenti, necessari e, come per tutti gli adolescenti, difficili. Un’altra interessante caratteristica è la capacità di sintetizzare invenzione e autobiografia: l’autore, pur attingendo alla propria esperienza, rielabora in modo originale e convincente situazioni e personaggi, fino ad offrirci uno spaccata reale di chi era giovane in quegli anni, gli anni in cui tutti avevano un soprannome dato da altri, la vita di quartiere, le compagnie di amici unici, il rapporto ambivalente con le ragazze, con tutti i dubbi e i sensi di inadeguatezza tipici della giovinezza, rendendo un tempo che non è più e un’età comunque speciale.

La parola alla libraia: Silvia, libreria Mondadori Viareggio

Un romanzo di formazione ma anche di humor e tenerezza , comico e rimantico. Una storia che racconta i favolosi anni ’80 che parla al cuore di chi quegli anni gli ha vissuti da protagonista e ai giovani di oggi che quella poesia aimè non la vivranno mai ma possono assaporare grazie a Marco Giangrande una magia fatta di telefonate alla cabina telefonica dell’ attesa di una lettera e di una adolescenza dove ci si guardava negli occhi e non attraveso lo schermo di uno smartphone

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