I giorni di Vetro (Nicoletta Verna, Einaudi editore, 2024)
Il libro
10 giugno 1924: Matteotti viene rapito e ucciso, il corpo ritrovato due mesi dopo. In Italia inizia così il fascismo, con la sua dittatura, la sua crudeltà, la sua violenza. In quello stesso giorno nasce a Castrocaro Redenta, affetta da polio destinata a morire presto. E invece l’istinto di sopravvivenza di Redenta è già forte e sarà la sua caratteristica per tutta la vita. Nel borgo della Romagna, culla del Duce, attraverso la vita di Redenta penetriamo nella vita agreste delle campagne forlivesi durante il ventennio, un clima dove patriarcato e violenza sono pane quotidiano. Redenta, claudicante e segnata dalla “scarogna”, è considerata la sfortunata del paese, una bambina e poi una ragazza apparentemente debole. L’unica persona che la fa sentire speciale è l’amico Bruno che però abbandona il paese senza spiegazioni. Per vecchie questioni accadute in Etiopia, in mezzo a soprusi e genocidi durante la colonizzazione, Redenta viene data in sposa al gerarca Vetro che traspone sulla giovane ira, sadismo e rabbia, in parte caratteriale, in parte specchio della filosofia fascista che coltiva come una fede. A un certo punto la storia di Redenta si intreccia con quella di Iris, giovane partigiana appartenente alla banda del grandioso Diaz. Tra misteri e segreti, l’istinto di salvezza prevarrà sullo scandalo della Storia?
Note al margine
“I giorni di vetro” sono il secondo libro di Nicoletta Verna che già ci aveva stupito col suo esordio “Il valore affettivo” (Einaudi, 2021). Alla seconda prova, l’autrice ha scelto un romanzo complesso, vibrante, vivo che si interpone tra il romanzo storico e quello familiare in cui i tratti salienti della dittatura e della Resistenza, hanno i toni epici di un racconto prezioso ma anche la freschezza delle storie comuni che hanno caratterizzato quegli anni drammatici.
Con grande rigore, la scrittrice ci porta nel cuore della Romagna, addentrandosi attraverso le vite dei personaggi principali in fatti storici di grande rilevanza come la nascita della Repubblica di Salò, l’eccidio di Tavolicci, l’avvento delle milizie fasciste in Etiopia. Accanto alla grande Storia, Nicoletta Verna ci regala due donne che resteranno nei pensieri dei lettori a lungo, abitandone un posto speciale: Iris, la partigiana determinata e sicura di sé, e Redenta, apparentemente debole e docile, ma capace di prendere decisioni audaci e determinanti. Le due donne così diverse sono voci non solo degli anni della Resistenza, ma del ruolo delle donne nella storia. Entrambe vittime della violenza maschile, fanno della sopravvivenza propria e degli altri il loro obiettivo fondamentale, coltivando, nonostante tutto, una grande fiducia nell’umanità. L’autrice dimostra di gestire la materia narrativa con grande abilità: sa tenere le corde delle vicissitudini con maestria, costruendo una trama avvincente in una doppia narrazione in prima persona. Riesce a muoversi nei fatti storici coinvolgendo il lettore, grazie a un gioco fatto di sorprese, colpi di scena senza mai negare la verosimiglianza, come conferma l’interessante nota che arricchisce il testo. Lo stile è aguzzo, preciso, acuto e per questo efficace: anche l’estetica della violenza è basata su un profondo e, a mio avviso, necessario realismo. Vetro è l’uomo che si fa archetipo della filosofia fascista: nella sua violenza, nella fascinazione che comunque emana, nella perversione di godere nell’infliggere male e morte agli altri, racchiude in sé il nero della dittatura.
Altro punto forte del romanzo è l’uso della lingua in cui si interpone il dialetto romagnolo che ha la funzione di vettore per condurci dentro la storia, ma anche un vicolo affettivo e di memorie. Le due protagoniste utilizzano due registri comunicativi diversi, divenendo una cosa sola con la lingua stessa, a conferma della profonda cura che la scrittrice ha riversato anche sulla lingua, contribuendo a emozionare, a volte in modo molto forte, il lettore.
Leggendo il romanzo ho avuto la sensazione di essere dentro a una grande opera ottocentesca, per stile e approccio coi temi, per cui definirei epico questo lavoro di Nicoletta Verna. Accanto a questo, si evidenzia una toccante modernità nello stile, nella gestione dell’intreccio, nello sviluppo della trama e dei personaggi, e anche nei temi così attuali che emergono dal divisionismo delle tematiche storiche affrontate, alla violenza domestica, alla sorellanza che si impone come valore capace di fronteggiare la crudeltà della Storia.