Tutta la vita che resta (R. Recchia, Rizzoli, 2024)
Il libro
A Roma prende vita la storia d’amore fra Stelvio e Marisa, siamo negli anni Cinquanta, e seppure nella capitale, i pregiudizi e i pettegolezzi condizionano la vita delle persone. Con dedizione e amore i due ragazzi riescono a sposarsi, a avere una stabilità economica e una bella famiglia. Punto luce di questo contesto è la secondo genita Betta, bella e intraprendente, piena di voglia di vivere, mentre il fratello maggiore viaggia nel mondo per affermarsi come musicista. Durante l’estate a Baia Domizia, meta ricorrente delle ferie di famiglia, Betta esce con la cugina Miriam, timida e introversa, la cui famiglia è affermata nel mondo dell’alta moda. Una mattina il corpo di Betta viene trovato sulla spiaggia, privo di vita con inequivocabili segni di violenza fisica. Inizia così il calvario di Marisa e Miriam per la perdita dell’amata ragazza, fra sensi di colpa e pesi incommensurabili. L’arrivo di Leo, giovane di borgata, porta una ventata di novità nella routine e nell’abitudine al dolore e si avvia così il tentativo di fare luce sui colpevoli dell’omicidio di Betta.
Note al margine
La scrittura di Roberta Recchia è coinvolgente e il ritmo della storia ben cadenzato. Uno dei punti di forza del romanzo sono sicuramente i personaggi, ben approfonditi e capaci tutti quanti di suscitare interesse nel lettore. L’ambientazione negli anni Cinquanta prima e anni Ottanta successivamente, è resa molto bene dai dettagli che fanno comprendere non solo gli assi temporali in cui la vicenda si snoda ma anche e soprattutto i retaggi culturali che fanno da sfondo agli accadimenti. Senso di colpa, inadeguatezza, silenzio, incomprensione sono i sentimenti che pervadono in modo sempre più incisivo tutta la storia. Il narratore conduce la storia in modo partecipato, spiegando spesso antefatti, motivi e sensazioni. Ciò che mi ha colpito, oltre a tutto questo, è stata l’abilità dell’autrice nel rendere estremamente attuali certi temi come l’impunità di alcuni crimini, il pregiudizio sulle donne belle e sicure di sé, i disturbi alimentari, la dipendenza tossica. Tra i tanti personaggi sicuramente Marisa e Leo mi hanno colpito maggiormente, per il loro percorso così complicato eppure autentico. Una storia ricca di incastri e ben narrata.