L’animale femmina (Emanuela Canepa, Einaudi, 2018)

“Ogni atto di cura veniva messo in pratica con la stessa meticolosità di tutto il resto, la mente già proiettata verso l’incombenza successiva. Infilarmi una maglietta o preparare la base del soffritto erano attività con lo stesso grado di coinvolgimento. Io non facevo mai la differenza.”

“L’animale femmina” è il romanzo d’esordio di Emanuela Canepa, bibliotecaria e vincitrice del premio Calvino. Il romanzo suscita sentimenti contrastanti e controversi, tratti comuni alla protagonista della storia, la giovane Rosita Mulè.

Rosita è fuggita da Caserta per trasferirsi a Padova e studiare medicina. Una fuga motivata dal desiderio di realizzare il proprio sogno universitario e un modo per emanciparsi dal controllo materno e dalle aspettative familiari sul suo futuro. Dopo sette anni la giovane donna si ritrova bloccata con gli esami e a sopravvivere grazie a un lavoro presso un supermercato. Rosita è una ragazza a cui non interessano vestiti, trucchi, relazioni, ambizioni, tuttavia è molto tenace. Ha un rapporto sentimentale con un uomo sposato da cui emerge la rassegnazione della giovane a non desiderare di più di quel che ha. Per un caso fortuito incontra un anziano avvocato che le offre la possibilità di riscatto proponendole un posto da segretaria nel suo studio legale. L’uomo è rappresentato da subito con atteggiamento ambiguo, oscillando continuamente tra l’orco e il benefattore. Il lavoro e il rapporto con l’avvocato saranno determinanti per Rosita: proprio in una situazione stringente e soffocante, Rosita inizierà, prima inconsapevolmente poi sempre con più coscienza un percorso di crescita e cambiamento che la porteranno a riprendere in mano la sua vita, esercitando il pieno potere sulle proprie scelte.

Il romanzo è spiazzante per i personaggi sfuggenti e difficilmente inquadrabile grazie a cui la trama procede con grande interesse per il lettore. La storia è molto particolare e di certo contraddistinta da una voce autoriale forte. Il tema del libro (libertà e autoaffermazione) è affrontato con stile e gradazioni narrative convincenti. Ciò che mi ha colpito maggiormente è il doppio binario dell’intreccio: la storia attuale di Rosita e quella passata dell’avvocato. Due binari distinti, accomunati dal tentativo di liberazione dei due protagonisti e che si congiungeranno in una sola strada dove entrambi risulteranno, a modo proprio, vincenti e riscattati.

Un esordio interessante, capace di stuzzicare il lettore e che si apprezza anche nella parti più inquietanti, drammatiche e stridenti.

L’autrice

Emanuela Canepa (Roma, 1967) vive a Padova. Bibliotecaria, “L’animale femmina” è il suo primo romanzo e il libro con cui ha vinto il Premio Calvino 2017.

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ultimo aggiornamento: 06-10-2018


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