Il nuovo millennio. Trascurando per un attimo i trionfi ottenuti, in successione, da Empoli, Milan ed Inter, merita spendere più di una buona parola sulla cinquantaquattresima edizione.

Si gioca, infatti, pochi mesi dopo l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001: mentre gli Stati Uniti e la NATO invadono l’Afghanistan, da Viareggio e dal suo torneo giunge un messaggio di pace con la contemporanea partecipazione di una squadra israeliana (il Maccabi Haifa), di una palestinese (l’Arab Jerusalem) ed infine di una selezione di italoamericani di New York.

Il dispiegamento di forze dell’ordine è inevitabilmente massiccio, si temono possibili attentati ed anche il Carnevale stesso viene considerato un obiettivo sensibile. Non succede nulla, se non che i giovani calciatori provenienti dal tumultuoso Medio Oriente trovano momentaneamente pace dai missili che volano sopra i loro paesi: non a caso, infatti, nel corso degli anni successivi, il Maccabi Haifa sarà puntualmente ospite del Torneo.

Nell’anno che celebra il ritorno al successo dell’Inter, che ha in Martins e Pandev i principali firmatari, il Bayern Monaco non desta particolare impressione: nella lista presentata dai bavaresi si può, però, leggere un nome che, qualche anno dopo, comparirà tra quelli dei vicecampioni d’Europa. Quello di Bastian Schweinsteiger.

Nel 2003, invece, ha inizio lo strapotere della Juventus: la società bianconera riesce ad aggiudicarsi la coppa per tre anni consecutivi, impresa mai compiuta precedentemente. La Vecchia Signora propone, tra i suoi vari gioielli, De Ceglie, Giovinco, Marchisio, il viareggino Andrea Masiello, Mirante e Palladino. Non solo giocatori: anche l’allenatore bianconero del primo trionfo è un emergente. Il suo nome è Gian Piero Gasperini.

La striscia iridata si interrompe però nel 2006, anno dell’allargamento del torneo a quarantotto squadre, ad opera dei quasi omonimi uruguagi della Juventud: decide un gol dell’attaccante Ribas, figlio dell’allenatore Julio César, lo stesso che in precedenza era stato ripudiato dal Venezia. E, a proposito di Uruguay, nella squadra del Danubio emerge un allora sconosciuto Edinson Cavani.

Il 2007 è sicuramente l’anno del torneo più strano che si sia mai disputato. L’antefatto: venerdì 2 febbraio si gioca l’atteso derby siciliano Catania-Palermo, anticipo della terza giornata di ritorno della Serie A.

Quella che dovrebbe essere una serata di festa per la città etnea – si celebra anche Sant’Agata, il patrono cittadino – finisce tragicamente con l’uccisione, nei pressi dello stadio, dell’ispettore di polizia Filippo Raciti. Il commissario straordinario della Figc Luca Pancalli ordina l’immediata sospensione delle attività di calcio sul territorio nazionale, dalla massima serie fino ai campionati giovanili, Torneo compreso.

Ma è da Viareggio stessa che la macchina si rimette in moto: mercoledì 7 febbraio si gioca, seppur a porte chiuse, senza la cerimonia di apertura, senza la consueta lettura del giuramento – sarebbe spettato a Totti – e senza la preannunciata esposizione della Coppa del Mondo. La giornata è grigia e piovosa, il clima surreale e triste: tanto Fiorentina-Maccabi Haifa (decidono due reti di Biram Kayal, nazionale israeliano Under 21 di fede musulmana) quanto Rappresentativa Serie D-Spartak Mosca sembrano tutto fuorché partite di calcio giovanile.

Il torneo rischia il collasso, se la situazione rimane in questi termini. Proprio in giornata arriva la decisione del vertice straordinario del Consiglio dei Ministri: ripartono tutti i campionati, a Viareggio si gioca a porte aperte. Il CGC tira un sospiro di sollievo.

Ma si capisce subito che sarà un’edizione ricca di colpi di scena: nel week-end scompaiono nel nulla sei giocatori dell’AS de Camberene, squadra senegalese, che verranno poi ritrovati; lunedì 12 si recuperano tutte le partite che non si sono disputate la prima giornata – venti incontri in un colpo solo, più quattro in notturna la sera prima: mai successo in precedenza.

Tra queste c’è anche Genoa-Real Arroyo Seco: il match viene sospeso poiché gli argentini restano in campo con soli sei uomini, perdendo 3-0 a tavolino. Il finale di gara è incandescente, l’arbitro viene aggredito da alcuni giocatori sudamericani: la notizia ed il video della partita arrivano in tutto il mondo e la squadra sudamericana è radiata a vita dal torneo.

Sarà, tuttavia, l’ultimo imprevisto di un’edizione travagliata che si chiude con la gradevole finale tra Roma e Genoa, giocata sotto un tiepido sole primaverile e con un numero massiccio di tifosi provenienti dalla Liguria.

L’anno successivo (2008) è invece la volta dell’Inter, alla quinta affermazione al torneo: protagonista indiscusso è Mario Balotelli che entra in scena solo a partire dagli ottavi di finale, risultando tuttavia sempre decisivo e finendo per vincere la classifica cannonieri.

Si arriva all’edizione 2009, quella dei grandi cambiamenti. Il torneo acquisisce il nuovo nome di Viareggio Cup ed entra nell’era dei new media con il lancio della web-tv: la Wi, azienda genovese, offre agli internauti i gol e le sintesi di tutte le partite della manifestazione.

Sul campo, dove non sono più previste la ripetizione della finale in caso di pareggio e la finale di consolazione, è predominio Juventus: i bianconeri sono guidati da Massimiliano Maddaloni, napoletano di nascita ma viareggino d’adozione, che riporta così la Vecchia Signora sul gradino più alto del podio proprio nello stadio della sua città.

Un nome da segnare sul taccuino è quello del sampdoriano Guido Marilungo, insignito della targa di Golden Boy: il premio per il miglior giocatore, un’altra novità, gli viene consegnato pochi giorni dopo durante la Domenica Sportiva.

L’anno successivo si ripete, ancora una volta, la Juventus, allenata questa volta da Luciano Bruni. Il trascinatore è l’attaccante Ciro Immobile che, con la tripletta segnata nella finale vinta con l’Empoli (4-2), raggiunge la quota di 10 reti in una sola edizione: il record detenuto dall’ex compagno di squadra Daud e da Banchelli è ormai polvere. Con 14 reti in due edizioni è eguagliato anche il primato detenuto fino a quel momento da Renzo Cappellaro.

Più polemiche che calcio giocato nel 2011: quando il torneo è ormai entrato nella sua fase decisiva, il Cgc Viareggio decide di spostare la finalissima – poi vinta dall’Inter 2-0 sulla Fiorentina – a Livorno, apparentemente per le pessime condizioni del manto erboso dello Stadio dei Pini. In realtà,  pare esserci un contenzioso con l’amministrazione comunale di Viareggio.

Contenzioso che prosegue anche dodici mesi più tardi, con la minaccia di un nuovo trasloco, questa volta a La Spezia, che si fa sempre più concreto. Poi, a meno di un mese dall’inizio del torneo, l’annuncio: la finale resta a Viareggio. Dove la Coppa è nata e dove tutti i viareggini si augurano che rimanga.

(6 – fine)

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