PIETRASANTA. La più grande e disperata storia d’amore,  la drammatica vicenda di Romeo e Giulietta resa immortale da William Shakespeare  in scena alla Versiliana domenica 19 agosto con due giovani talenti toscani.

Nello scenario unico del teatro all’aperto immerso nella pineta dannunziana di Marina di Pietrasanta, rivive il dramma shakespeariano più celebre al mondo nell’allestimento prodotto da Mariano Anagni in collaborazione con il teatro di Castalia e firmato per la regia da Andrea Battistini che ne ha curato anche l’adattamento.

Giovanissimi come vuole il testo shakespeariano ed entrambi toscani, Romeo e Giulietta in scena alla Versiliana Gabriele Maria Anagni, 21 anni di Massa e Francesca Agostini 22 anni di Pistoia,  giovani promesse del teatro italiano si confronteranno al Festival La Versiliana con la più commovente e celebre storia d’amore di tutti i tempi.

 

Con questa produzione di Romeo e Giulietta – commenta  Luca Lazzareschi, direttore artistico del Festival La Versiliana – il palcoscenico della Versiliana si consolida anche come punto di riferimento per il debutto di giovani talenti e sono particolarmente orgoglioso che questi giovani provengano proprio dalla Toscana, da sempre un florido bacino di  fervore artistico.  

 

In scena a completare il cast Gigi Giuffrida, Guglielmo Guidi, Federica Granata, Sax Nicosia, Barbara Alesse, Giovanni Serratore, Mariano Anagni e con la partecipazione di Michela Lucenti. Le scene sono realizzate da Carmelo Giammello,  i costumi di  Rachele Terrinoni, le luci di Carlo Pediani . (Info e biglietti da 13 a 28 Euro  0584 265757 – su www.laversilianafestival.it – Inizio spettacolo ore 21.30)

 

“Una figura di donna bendata, sorregge una spada lorda di sangue. Una grande parete chiude il proscenio. Solo poche parole farneticanti di duelli e scherni, le ultime come un filo di bava: “basta, basta!. La parete si squarcia ed ha inizio la storia.” Così Andrea Battistini racconta la sua regia dello spettacolo.  “Un gioco di scatole cinesi dentro le quali i personaggi, ridotti a funzione, si presentano e consumano relazioni a vita nell’arco di un rapido tramontare di sole. Tulles, veli, colori, damaschi poi colonne d’ombra si muovono a segnare i luoghi. Rulli di tamburi, grida, suoni assordanti a volte, o leggeri di musiche dolcissime altre, riempiono gli spazi della mente contagiata dalla creazione. Si sta rappresentando la storia di Giulietta e del suo Romeo, la rottura di un mondo sociale fondato verticalmente sul nome. Dio al principe, il principe al padre, il padre al figlio: una sorta di universo tolemaico che regola lo stato delle cose viene frantumato da una frase: “Che cosa vuol dire Montecchi?”. E’ una lama che squarcia la regola, il vettore orizzontale che taglia il cerchio perfetto. IO. GIULIETTA: A TE ROMEO:” che cosa vuol dire Montecchi?”. Il gioco impazzisce, i fatti cominciano a scorrere sempre più velocemente. Non c’è più tempo di fermarli, non esiste più il pensiero. Solo azione, istinto animale, amore e morte s’intrecciano inarrestabili fino all’ultimo sussulto. Poi adagiata sul palmo del sonno artificiale la storia rallenta dolcemente fino a fermarsi per sempre. Di Mercuzio, Tebaldo, Romeo, della storia non resta che un corpicino nudo, sporco di sangue, un animaletto sacrificato alla luna. GIULIETTA. Carne del caso…”

 

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