LUCCA. Siamo a settembre, sono riprese le lezioni, i ragazzi sono tornati in aula ed è questo il tempo per riprendere a parlare di un fenomeno che riguarda gli studenti e che purtroppo non è ancora debellato: il bullismo, o meglio ancora il cyberbullismo, vale a dire quell’insieme di piccole e grandi violenze psicologiche che si verificano nelle classi e nelle scuole, anche tramite i social network e i nuovi media.

Lunedì 1 ottobre se ne parlerà a Palazzo Ducale in occasione del convegno “Non cadiamo in trappola. Reti di solidarietà e strategie di difesa dei ragazzi nel mondo reale e virtuale” che si terrà in Sala Tobino dalle 9:30 alle 13.

Durante la mattinata verranno presentati i risultati del progetto, l’unico in Italia, promosso dalla Provincia di Lucca (Servizio Politiche Sociali) e dal dipartimento di Psicologia dell’Università di Firenze per gli anni scolastici dal 2007/2008 al 2011/2012 con l’obiettivo di analizzare la presenza del fenomeno del bullismo e del cyberbullismo in alcune scuole superiori delle Province di Lucca e di Firenze e di elaborare un percorso concreto e innovativo di intervento. Il progetto ha coinvolto poco meno di settecento i ragazzi, di età compresa fra i 13 e i 19 anni.

Il convegno, introdotto e coordinato dalla dirigente del Servizio politiche giovanili di Palazzo Ducale Rossana Sebastiani, prevede la presentazione del progetto “Non cadiamo in trappola 2011/2012” da parte di Ersilia Menesini e Benedetta Palladino dell’Università di Firenze e di alcuni ragazzi che hanno partecipato alle attività.

Alle 10:30 l’assessore alle Politiche giovanili Federica Maineri premierà i lavori delle scuole partecipanti al progetto mentre alle 11:00 sono previsti alcuni laboratori interattivi sull’utilizzo di Facebook e sull’uso positivo delle nuove tecnologie.

Alle 12:30 verranno tirate le conclusioni dei lavori e la mattinata si concluderà con l’intervento dell’assessore Maineri.

 

Il fenomeno del bullismo, nonostante da anni si tenti di intervenire, sembra destinato a mantenere una presenza preoccupante nel contesto italiano: il 25,2% degli studenti risulta essere vittima di bullismo (dati Eurispes 2011) e quasi l’80% risulta essere coinvolto ad un qualche livello nel fenomeno. Recentemente, poi, lo sviluppo e la diffusione delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione hanno allargato il raggio d’azione dei potenziali bulli: quando un’azione aggressiva intenzionale ai danni di un proprio compagno viene perpetrata attraverso i dispositivi elettronici si parla infatti di cyberbullismo.

 

I numerosi studi in materia, inoltre, evidenziano come le possibili conseguenze del fenomeno del cyberbullismo possano essere devastanti per il benessere dei bambini e dei ragazzi: le vittime sono soggette ad ansia, depressione, idee suicidarie, stress, paura, bassa autostima, sentimenti di rabbia e frustazione, impotenza, nervosismo, irritabilità, somatizzazioni, disturbi del sonno e difficoltà a concentrarsi, fattori che si ripercuotono anche sulla loro riuscita scolastica. I cyberbulli, da parte loro, sono caratterizzati da insufficiente empatia, comportamenti aggressivi, frequente uso di alcol e droghe, dipendenza dalle tecnologie e da frequenti assenze a scuola.

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