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LUCCA. Farina di Neccio Dop ai minimi storici. Mai era andata così male. La colpa è della siccità e del cinipide galligeno che hanno messo in ginocchio la castanicoltura e la sua filiera in tutta la lucchesia. Produzione crollata in Garfagnana, nessuna zona esclusa, dove si registranoperdine con punte che toccano fino al 90%. In forte difficoltà anche la ristorazione e la cucina tipica che dovranno presto fare i conti con la scarsità di prodotto fresco e della farina, ingredienti essenziali per le ricette d’autunno. Una situazioni dagli addetti ai lavori definita “eccezionale”: non si trova, nella memoria contadina, un’annata così disastrosa.

E pensare che il settore, negli ultimi anni, aveva conosciuto una nuova età dell’oro grazie alle risorse messe a disposizione dal Piano di Sviluppo Rurale che hanno contribuito a riaccendere l’interesse economico delle imprese agricole e riavvicinare nuove forze alla castanicoltura. Basti pensare che gli ettari coltivati a castagneto utilizzati sono passati da 150 degli anni Ottanta agli attuali 600. Un exploit che ora rischia di subire una battuta di arresto con il crollo della produzione di castagne favorendo, come diretta conseguenza delle leggi di mercato, l’importazione dall’estero (Cina, Corea del Sud e Turchia in testa).

A fornire un primo, preoccupante quadro è Coldiretti che sta monitorando la delicata fase di raccolta in tutta la Garfagnana dove probabilmente non si riuscirà a produrre nemmeno 10 quintali di farina di neccio Dop. A confermare le cifre impressionanti è Ivo Poli, presidente dell’Associazione Nazionale Città del Castagno e membro dell’Associazione Castanicoltura della Garfagnana: “Se questa situazione si fosse verificata 50 anni fa – spiega – la gente sarebbe morta di fame. Ci troviamo ad affrontare uno scenario del tutto nuovo.”

In Garfagnana, come in gran parte della Toscana, si sono verificate contemporaneamente una serie di condizioni sfavorevoli che hanno azzerato la produzione rese ancora più grave dalla presenza del cinipide. Una primavera insolitamente piovosa ha reso difficile l’allegagione nel momento della fioritura mentre l’estate più calda degli ultimi anni ha disidratato i ricci nella fase cruciale non favorendo la maturazione delle castagne all’interno. Il risultato è stato la caduta massiccia dei ricci e la mancanza di prodotto.

Poli ha girato tutta la Toscana delle castagne a partire dalla sua Garfagnana dove si stima una produzione di farina di neccio Dop mai così disastrosa. I metati non saranno come quest’anno, probabilmente da decenni, così vuoti. “La nostra associazione è arrivata ad avere 30 soci conferitori e a produrre – spiega – 250 quintali di farina di neccio Dop. Quest’anno non raggiungeremo i 10 quintali. Anche per la farina non certificata la situazione è la stessa: “In quel caso avremo circa 25 quintali di prodotto contro i 2mila dello storico.” La farina è il risultato dell’assenza di castagne nei boschi che hanno garantito, negli ultimi anni, fino a 20mila quintali di castagne. “Non ce ne sono – analizza ancora – da nessuna parte.”

Un settore, la castanicoltura, che ha da sempre caratterizzato l’economia agricola della Garfagnana ed ha costituito un fondamentale elemento per la sopravvivenza delle famiglie. Molti dei prodotti tradizionali regionali censiti ancora oggi derivano da castagne, marroni e farine e rappresentano alcune delle eccellenze gastronomico della toscana. Dina Pierotti, Presidente Provinciale Coldiretti la definisce una situazione “critica che va ad aggiungersi agli effetti conclamati della siccità già denunciati in più circostanze, e che ci hanno portato a chiedere – commenta – lo stato di calamità naturale. La castanicoltura – sottolinea – rappresenta da sempre una forma di integrazione al reddito agricolo che per decenni è stata di vitale importanza.” Come dire: le imprese non ne possono fare a meno.

Se da un lato la siccità si è rivelato un elemento straordinario dall’altro resta la presenza del cinipide ad accompagnare il futuro della castanicoltura. “Gli effetti della lotta biologica – conclude Pierotti – si vedranno tra qualche anno. E’ ancora presto per tirare le somme e capire se la strada imboccata è quella giusta”.

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ultimo aggiornamento: 09-11-2012


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