SERAVEZZA. “Appare alquanto contraddittoria la giravolta fatte, in poche settimane, dai nostri dirigenti nazionali sul doppio tema del rispetto delle regole (o delle deroghe alle regole) e del ruolo dei sindaci, in quanto espressione viva e diretta dei territori e di persone già direttamente messe alla prova dell’amministrare la cosa pubblica, nel panorama del necessario e urgente rinnovamento e miglioramento della politica nazionale.” Lo scrive Ettore Neri, primo cittadino di Seravezza.

“Si passa infatti, nel breve volgere nera circa due mesi, dall’unanime deroga, concessa al sindaco di Firenze da parte della massima assise nazionale del Pd, che ha consentito a Renzi di candidarsi alle Primarie a leader della coalizione di centrosinistra (in barba allo Statuto del Pd), al divieto (non previsto né dallo Statuto del Pd né dalle leggi dello Stato) per tutti gli altri sindaci d’Italia di candidarsi al Parlamento nazionale.

“Ricordo, tra l’altro a questo proposito, che per i sindaci dei Comuni con meno di quindicimila abitanti non esiste incompatibilità al doppio incarico sindaco-parlamentare, mentre per i sindaci di Comuni più popolosi la situazione è la stessa nella quale si sarebbe potuto trovare Renzi nel caso di una sua vittoria alle primarie: le dimissioni da sindaco per poter accedere al Parlamento.

“La scelta proibizionista nei confronti dei sindaci che sembra sarà presa lunedì avverrà, inoltre, in spregio al quotidiano riconoscimento che, da ogni parte, viene rivolto ai Sindaci di essere rimasti gli unici e ultimi rappresentanti delle istituzioni ancora capaci di avere un confronto diretto con i cittadini e una piena e consapevole conoscenza dei problemi delle persone, delle imprese e delle famiglie.

“Se ci domandiamo il perché di cotanta schizofrenia la risposta che troviamo sta nella palese paura che i polli di allevamento (cioè i parlamentari uscenti, eletti dentro i listini, e quindi spesso mai messi alla prova del loro reale peso e potenziale elettorale) hanno nel doversi misurare, nelle primarie del 29 e 30 dicembre, con antagonisti che già hanno avuto successi elettorali sul campo e che vantano una conoscenze dei territori, dei loro problemi e delle possibile strategie di crescita molto superiori alle loro.

“A loro vantaggio, dei polli di allevamento dico, giocano però due fattori molto importanti: il fatto, appunto, che sono già in Parlamento e che debbono ancora spingere alcune volte il bottone per approvare documenti troppo importanti per correre il rischio di perdere voti per strada e il fatto che, se sono in Parlamento – non eletti con il voto popolare, ma grazie ai listini del Porcellum – questo vuol dire che, per un motivo o per l’altro, sono persone che contano e sono affidabili dentro il partito.

“Se questo è vero si capisce perché si trova conveniente tranquillizzare i parlamentari uscenti e togliere di mezzo, preventivamente, con deroghe al rovescio, cioè con divieti e paletti inventati all’ultimo momento per togliere dal campo di gioco competitori forti, scomodino e pericolosi.

“Vita dura, dunque, per i sindaci: costretti in trincea a subire con i loro cittadini i disastri irresponsabili dai Governi nazionali ed esclusi d’imperio dalle competizioni elettorali. C’è di buono comunque che si potranno candidare vicesindaci, assessori e consiglieri, i quali, probabilmente, avranno minori possibilità di sconfiggere i parlamentari uscenti.

“Scrivo tutto questo con distacco perché, come noto, non era mia intenzione candidarmi (oltre il Comune) a questo giro, ma con un certo rammarico per il metodo fortemente speculativo (tipicamente italiano) con il quale si piegano regole e regolamenti e per il fatto che, nuovamente, anche noi del Pd corriamo il rischio di sacrificare la qualità a giochini di bottega.

“Piegati alla rivolta dei boiardi del Parlamento nato dal Porcellum.”

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