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VIAREGGIO. L’immagine della notte oscura e bagnata basterebbe a inquadrare gli umori di Andrea Antonioli: l’ex sindacalista della Cgil, in corsa alle primarie del centrosinistra per Sinistra Ecologia Libertà, fallisce l’approdo al ballottaggio per 27 voti, una bazzecola. Il candidato dei vendoliani sembra sapere a chi rinfacciare questo deficit di preferenze: “Il dato di fatto, innegabile, è la scarsa partecipazione di buona parte della sinistra.” A dir la verità, molti si aspettavano che Antonioli non avrebbe goduto di un appoggio pieno dalla sinistra radicale: voci di corridoio parlavano di una candidatura, la sua, non pienamente condivisa all’interno del partito.

“Io ero alternativo tanto a Betti quanto a Lucchesi, i due sfidanti che arrivano al ballottaggio e che rappresentano due anime diverse del Pd. Adesso se la vedono tra loro e, anzi, aggiungo che questo è un problema interno al Pd.”

Ancora presto, poi, per parlare di strategie future: “Se correrò per il consiglio comunale? Vedremo, è ancora presto per definire le liste. Di sicuro non si può non tener conto del risultato di queste primarie, che va accettato per quello che è.” Al suo fianco, dei vertici viareggini del partito, si presenta la coordinatrice comunale Maria Cristina Boncompagni che anticipa un’imminente riunione di Sel per decidere il da farsi.

Chi, invece, non si professa delusa è Paola Gifuni, unico candidato donna tra gli otto sfidanti: la responsabile ambiente del Pd si ferma a 402 preferenze, “che sono comunque un ottimo dato tenendo conto che avevo raccolto poco più di 300 firme. Sono contentissima del mio risultato: mi hanno votato i cittadini e non i funzionari di partito. Quando si è soli contro tutti e nessuno ti appoggia diventa tutto più difficile.”

Gifuni non risparmia qualche frecciatina ai duellanti del ballottaggio: “Non possono essere considerati il volto nuovo della politica: Betti è stato presidente di una partecipata, la Versilia Fiori, e nessuno l’ha mai sottolineato, mentre Lucchesi è un ex dirigente che è stato riciclato. Evidentemente Viareggio non è ancora pronta per le novità. Ma non mi arrendo: oramai sono cinque anni che cerco di svecchiare il partito.”

“Stupefatto” è l’aggettivo che Franco Micheli usa per descrivere il suo stato d’animo: tutto si aspettava tranne quel misero 4,14% che lo colloca al penultimo posto nella graduatoria delle preferenze. “La mia campagna elettorale, di fatto, è partita il 7 gennaio: in nove giorni non sono riuscito a farmi conoscere abbastanza e poi è venuto meno l’appoggio di alcune associazioni.

“Faccio, comunque, i miei complimenti ai due vincitori: mi pare doveroso. Detto questo, mi pare che 3270 votanti siano un dato tutt’altro che lusinghiero: in fondo si sfidavano otto candidati e due di questi, Betti e Lucchesi, godevano di una straordinaria macchina organizzativa che si era già messa in moto da mesi.” L’avvocato che si candidò a sindaco nel 2008 con la lista civica Per una nuova Viareggio sembra deciso a non mollare la presa: “Io lotterò ancora per il rinnovamento. E condurrò ancora le mie battaglie in difesa della sanità.”

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