VIAREGGIO. Shakespeare l’ha citata in una sua opera (“Racconto d’Inverno”); un’antica leggenda addirittura scomoda San Pietro ed il suo famoso “mazzo di chiavi” mentre, secondo altre affascinanti storie, avrebbe il potere di mostrare le fate, sta di fatto che per tutti, in tutto il mondo, la primula vernalis è il primo fiore a “sbocciare” e a mostrare i suoi colori; un vero e proprio inno alla Primavera quando indossiamo ancora il cappotto. Purtroppo, come accaduto per la rosa e per altre “specialità” florovivaistiche prodotte in Versilia (crisantemi, anemoni, poinsettia etc), la primula rischia di sparire dal paniere di “fiori locali”; questa volta la colpa non è del gasolio, primo grande colpevole di alcuni dei principali mali che attanagliano uno dei settori cardine dell’economia versiliese, bensì della grande distribuzione che ha affossato a colpi di prezzi – al ribasso, ovvio – il mondo della primula.

Per rilanciarla e lanciare un messaggio forte e colorato alla grande distribuzione, Coldiretti (info su www.lucca.coldiretti.it) in collaborazione con il Consorzio Toscana Produce lo ha eletto la primula il fiore simbolo del martedì grasso del Carnevale di Viareggio. Migliaia i mazzolini di primula gialla, il colore di Coldiretti, che saranno regalati al pubblico mascherato in occasione del corso in programma martedì 12 febbraio. Come sempre sarà Piazza Mazzini il cuore delle iniziative di Coldiretti tra palloncini per bambini e omaggi floreali per i tanti ospiti del Carnevale. Lancio dei mazzolini intorno alle 14,45 in concomitanza con la diretta Rai. “Dopo i tulipani, il ranuncolo, l’anemone – spiega Cristiano Genovali, Presidente Provinciale Coldiretti – la primula è uno dei fiori prodotti in Versilia che, malgrado gli sforzi da parte delle aziende per non abbandonarne la produzione, è fortemente a rischio. Il Carnevale è una grande occasione per riportarlo sotto i riflettori e per valorizzarlo. La primula è un fiore bellissimo che fa venire voglia di Primavera”.

Oggi, in Versilia si producono meno di 500mila esemplari, una decina le aziende specializzate. Produrre un vasetto (misura 10) può costare, alla produzione, tra i 25-28 centesimi contro i 30-32 centesimi che la distribuzione paga alle aziende. “La primula non è una produzione economicamente “sostenibile” se non all’interno di una diversificazione di produzione interna aziendale – spiega Marco Carmazzi, Presidente del Consorzio Toscana Produce – da sola la primula non basta; il rischio è che le aziende privilegino lasciare le serre vuote perdendo di competitività come accaduto nel fiore reciso o ripiegando su altre cultivar, con la scomparsa di questa simpatica piantina segno di primavera”. La primula è pagata poco e venduta altrettanto a meno: “per produrre un vaso di primula servono tre mesi di lavoro, oltre a terriccio, vaso, manodopera – analizza – nonostante sia una produzione a bassi costi per le imprese, che non necessita di serre riscaldate e di particolari attenzioni, non riusciamo a stare sul mercato”. Una soluzione però c’è, e non è così diversa dalla strategia utilizzata da Coldiretti per valorizzare e promuovere i prodotti a filiera corta: “il consumatore ha un ruolo importantissimo – sostiene Carmazzi – così come sceglie vino oppure olio locale con consapevolezza, dovrebbe applicare lo stesso atteggiamento quando sceglie un fiore. Che siano fiori locali, italiani e di stagione”. E la grande distribuzione? “La guerra dei prezzi al ribasso porta ad un solo risultato; di questo passo – sottolinea Carmazzi – non ci sarà più posto per la primula versiliese ed italiana. Dovremmo produrre altre piante, od essere invasi da altre produzioni provenienti da altre parti d’Europa”.

La primula è una soluzione low-cost, sicuramente originale ed inaspettata, anche in prospettiva di San Valentino: “perché no – suggerisce Genovali – rosa, tulipano, anemone, ranuncoli, o primule. Il sentimento non si misura con un fiore in particolare, importante è che ci sia, e che sia locale, italiano”.

 

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