(foto Andrea Zani)
(foto Andrea Zani)

VIAREGGIO. “I ricordi che scorrono nella mia mente, da quando ero piccolo, nato in braccio al Burlamacca, in quella via della Foce che rappresenta quel lungomolo sconosciuto ai forestieri, sono i ricordi di tanti miei coetanei, di quella generazione anni 60 che ha conosciuto dai nonni la Viareggio che conta, quella degli anni del dopoguerra, ricostruita e vitale, in cui il turismo tornava a regnare da padrone incontrastato dopo il buio della guerra.” Così scrive Gabriele Chelini, candidato al consiglio comunale con il Movimento dei Cittadini per Viareggio e Torre del Lago.

“E la Darsena che mi vedeva già undicenne a far impazzire mio padre operaio nella nautica, mentre mi arrangiavo a lavare motoscafi e yachts alla Ovam del compianto Martellotta, per comprarmi la bicicletta nuova e poi il motorino. E quei ricordi sono l’ultimo legame che mi resta con un mondo ormai in polvere: il turismo non esiste quasi più, allontanato per assenza di programmi intelligenti da tutte le amministrazioni negli ultimi venti anni.

“E la nautica, salotto buono di Viareggio, è stata relegata ormai a settore schifato da tutti perché non tira più come prima e perché l’Italia ha deciso di far fuggire tutti i possibili clienti, ben accolti da tutti i paesi a noi
vicini, compresa la Francia che ride alle nostre spalle.

“Mi onoro di servire la cantieristica da molti anni e sono innamorato della Darsena-formicaio, dove già alle 7 del mattino non trovi un parcheggio, e chiedo ad ognuno di noi di riflettere su una semplice domanda: cosa succederebbe se la nostra amministrazione comunale decidesse un giorno di ergersi a paladina a favore del rilancio e dire ‘Cari tutti operatori locali, mettiamoci ad un tavolo, discutiamo, fateci proposte e noi le sosterremo a spada tratta ovunque, anche all’Onu se servisse’?

“Forse non basterebbe da solo a risolvere una crisi così dura, ma basterebbe a dare fiducia e speranza, a cercare di ‘fare sistema’ per riprendere slancio con iniziative non già decise da dirigenti di partito ma dagli operatori stessi, con l’avallo dell’amministrazione locale a far da garante di tutti gli interessi in gioco.

“E forse, prima di quanto si creda, si potrebbe rivedere gente col sorriso in Darsena e nelle famiglie che con la Darsena si sfamano.”

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