(foto Marco Pomella)
(foto Marco Pomella)

 CAMAIORE. Veronica Cortopassi lascia. Dopo aver mollato, qualche mese dopo la sua nomina, il ruolo da vicesindaco (per problematiche personali, disse allora), l’esponente di Sel nella giunta Del Dotto si dimette, definitivamente. Questioni squisitamente politiche, questa volta.

Cortopassi spiega le sue ragioni in una lettera inviata al primo cittadino. Manca trasparenza ed efficienza, dice l’ormai ex assessore. Pezzini (teoricamente in minoranza, ma di fatto in giunta col suo ‘uomo’ Carlo Alberto Carrai) non corrisponde all’idea di nuovo che la Cortopassi e tanti altri avevano in campagna elettorale. L’ex assessore tira in ballo anche l”evento del Gaber, che il sindaco pare stia gestendo in maniera personalistica, direttamente con la Fondazione Gaber, senza coinvolgere uffici e assessorati. Ma sono talmente tante le motivazioni messe sul tavolo da Veronica Cortopassi che abbiamo deciso di pubblicare integralmente la sua lettera di dimissioni.

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Caro Sindaco,

mi dimetto senza se e senza ma. È una decisione definitiva. Avevo aderito al programma elettorale con entusiasmo ed accettato la nomina da te conferitami con senso di responsabilità. A distanza di undici mesi, la disillusione è tanta. I motivi sono la mancata adesione, per alcuni aspetti fondamentali, agli impegni presi con i cittadini: partecipazione, trasparenza ed efficienza sono rimaste parole che ancora devono essere riempite di significato.

Alcune perplessità veramente le avevo dall’inizio: il coinvolgimento di Pezzini, ad esempio, che stimo persona intelligente ma di sicuro non corrispondente al concetto di nuova stagione che io, come la maggioranza dei cittadini, ho sostenuto.

Come ben sai, non sono una rottamatrice, penso anzi che non costruendo memoria e non facendo tesoro delle esperienze passate si arrivi solo a celebrare l’ignoranza e l’arroganza, riducendo, come si è tentato di fare da diversi anni, i cittadini a clienti.

Nel giro di pochi mesi però, perdonami la franchezza, il buon Fabio, con le sue capacità di politico navigato, viene chiamato da molti cittadini il sindaco-ombra , i cui consigli e le cui proposte vengono accolte con maggior considerazione rispetto a quelli degli altri consiglieri e di alcuni assessori, tanto che addirittura un suo documento , credo risalente al 2008, è stato oggetto dell’ordine del giorno di una giunta politica sulla cultura!

A proposito di trasparenza, penso che alcune decisioni riguardanti la cultura siano state prese all’insaputa dei cittadini e mia.

Mi riferisco in particolare al Festival Gaber, nato da un tweet fra te e Dalia, che sicuramente sarà stata colpita dal tuo entusiasmo di giovane sindaco, ma secondo me anche dalla promessa di un finanziamento cospicuo alla Fondazione Gaber, a fronte di una programmazione ancora nebulosa, piena di “potrebbe partecipare” . Il salvagente da te offerto, in tempi cupi per la vicina Viareggio, è stato giustamente afferrato al volo. Come Assessora alla Cultura ne sono venuta a conoscenza, insieme al resto della Giunta, a cose fatte, nonostante la richiesta di chiarimenti da me avanzata in precedenza. Sicuramente sarà un bell’evento, ma avrei voluto essere almeno coinvolta nella sua organizzazione. O anche questo passerà al Turismo, come mi è stato accennato dalla nuova U.O. Cultura e Sport, che provenendo dall’ Ufficio che fa capo a Fontanini risulta molto più informata di me?

E, parlando di Fondazioni, non posso non pensare alla Fondazione Città di Camaiore.

Istituita dalla prima giunta Bertola in sostituzione dell’assessorato alla Cultura (allora soppresso, oggi depotenziato e ridotto sotto il limite della sopravvivenza), è costata molto alla collettività, circa 260 mila euro l’anno, senza saper trovare risorse per autofinanziarsi, anzi, lasciando debiti.

La soppressione di questo ente facente funzione Ufficio Cultura e elargizione poltrone, oltre che prevista dal programma elettorale, sembrava essere volontà della nostra Amministrazione, tanto che è stato “commissariato” e l’Assessore al Bilancio mi aveva detto, a dicembre, che potevo chiuderlo.

Certo non posso pagare di tasca mia i 30mila euro di debiti, ma non mi sembra una cifra tale che il Comune non possa permettersi. Eppure ad oggi la situazione è in stallo. Perché la Fondazione non viene chiusa?

Io un’ideina ce l’avrei, ma spero ancora che venga smentita dai fatti, per il bene di Camaiore, della Cultura e anche dell’Amministrazione.

Penso che lasciare aperta la Fondazione risponda a una precisa volontà politica, logica conseguenza della ristrutturazione degli uffici che ha visto Cultura e Sport considerate attività promozionali e, come tali, accorpate al Turismo e separate da Musei e Biblioteche.

Eppure i cittadini avevano votato un programma amministrativo che, alla pagina “Scuola e cultura”, recitava:” Nel primo anno passeremo tutte le competenze dei nove uffici e della Fondazione Città di Camaiore, che gestiscono le attività culturali del nostro Comune, ad un solo soggetto dotato delle necessarie professionalità e risorse”. Inizialmente quella sembrava la strada da seguire, e l’Ufficio Cultura ha dimostrato di ben gestire e promuovere iniziative prima affidate alla Fondazione, come il cartellone teatrale e il Premio di letteratura gialla, senza incremento di risorse economiche né umane. Eppure si è voluto rivoluzionare tutto l’ufficio, dopo avermi più volte accusato di essermene innamorata, come se lavorare in sintonia ed unità d’intenti con il personale fosse un difetto e non, come penso io, un valore aggiunto, che porta le persone a credere in ciò che realizzano,e spesso, come è successo in numerose occasioni, a lavorare senza badare a orari né retribuzioni.

La riorganizzazione, imposta senza possibilità di dialogo nonostante le richieste mie e del mio partito, ha mortificato competenze,esperienza, saperi e disponibilità di cui una buona amministrazione doveva invece fare tesoro. I dipendenti ,a mio avviso, sono stati trattati come pedine, senza dare loro, se non apparentemente, possibilità di scelta, almeno per quanto riguarda gli uffici che fanno riferimento al mio assessorato. Una simile politica di gestione del capitale umano non è per me condivisibile, come non lo sono alcune tue dichiarazioni in merito, secondo le quali i dipendenti comunali dovrebbero già sentirsi privilegiati per il fatto di avere un lavoro. Secondo me e secondo la Costituzione, il lavoro è un diritto, di fatto però negato a milioni di Italiani. Il che non giustifica il ritenerlo un privilegio e chi lo ha quasi un mangiapane a tradimento.

Le oltre 200 lavoratrici e lavoratori del nostro Comune sono una risorsa fondamentale sulla quale investire in formazione, dignità e professionalità. Miglioreremo i servizi comunali ascoltando i cittadini e coinvolgendo tutti i dipendenti”: sono parole tue; nei fatti non solo non sono stati coinvolti e ascoltati cittadini e dipendenti, ma nemmeno i tuoi assessori.

E non rispondermi che certi trasferimenti sono stati volontari: a me non puoi dirlo, e nemmeno al resto della giunta. Quando , di questi tempi, si propone un avanzamento di carriera, ma in un altro ufficio, è difficile,a persone normali che vivono di stipendio, rifiutare. In questo modo sono stata privata dei miei collaboratori più preziosi, le memorie storiche degli Uffici Cultura e Sport, ora ridotti ad ufficio unico anche a livello di spazi (attualmente divido la scrivania con un dipendente).

Lo scivolo è quello verso un unico Ufficio Eventi, come sento ventilare da mesi in giunta, che gestisca le attività sportive e culturali appunto come attività promozionali.

Un bell’eventificio, insomma; parola brutta come ciò che rappresenta.

La cultura si fa non solo con i grandi eventi (che spesso scimmiottano la cultura di massa, la quale tende a sostituire la cultura popolare) , ma con il lavoro continuo fra associazioni, promotori ed organizzatori locali. Occorre non fermarsi alla produzione di eventi, come sembra pensare chi considera la cultura attività promozionale, ma sviluppare una strategia inclusiva di tutte le realtà capaci di elaborare progetti di qualità.

E’ in questo senso che ho lavorato, tessendo una tela in cui l’ordito erano le tradizioni popolari (ad esempio la Triennale, che nonostante il tempo inclemente, ha riscosso un successo notevole insieme alle numerose manifestazioni collaterali) , l’innovazione coraggiosa e sperimentale (come il primo Festival degli artisti di strada, con l’avversione del meteo ma il favore dei cittadini, che nelle poche ore di tregua dal maltempo hanno visto la città e le attività riempirsi di gente giovane ed entusiasta), la valorizzazione e la prosecuzione delle esperienze già presenti sul territorio, soprattutto legate al “sistema musicale” Camaiore, che avrebbe previsto anche la riedizione del festival jazz.

La trama è rappresentata dalle centinaia di associazioni, compagnie, scrittori, pittori, scultori, attori, musicisti, fotografi, cineasti, storici, rappresentanti dei comitati paesani, cittadini appassionati di cultura che ho avuto il piacere e l’onore di incontrare in questo anno da amministratrice, ascoltando le loro richieste e facendo tesoro delle loro proposte, su molte delle quali avevo basato la programmazione 2013.

Comprendo che nell’attuale contingenza economica occorra effettuare tagli e scelte. Però non capisco perché l’intero bilancio annuale previsto per le manifestazioni culturali debba essere più o meno equiparato al costo di un unico evento (mi riferisco al Gran Premio di ciclismo, gestito non dallo Sport ma dal Turismo).

I tagli e le scelte vengono praticati con criteri puramente ragionieristici, senza tener conto delle programmazioni avviate. Per il finanziamento dei Tappetari nella manifestazione del Corpus Domini l’ufficio dovrà far ricorso a un prestito perché non ha le risorse (o forse anche questa tradizione popolare verrà passata al Turismo?). Non si tiene nemmeno conto che quest’anno ci sono state le spese per la Triennale.

Ma non è la mancanza di fondi alla base della mia decisione, è soprattutto la mancanza di condivisione delle scelte e dello scarso apprezzamento mostrato per la cultura. Io non avrò partecipato alle numerose cene più o meno ufficiali che hanno compattato quella che tu chiami “la squadra”, ma la squadra non ha partecipato quasi mai alle iniziative culturali promosse dal mio Assessorato.

Quello che doveva essere “l’elemento principe” della nuova stagione è diventato l’ancella delle attività promozionali, rendendo superfluo il mio lavoro, nel silenzio-assenso di una squadra alla quale sento di non appartenere. Ho combattuto per un programma condiviso,in cui ho creduto, ho lottato per un’idea di cultura, e ho perso. Se devo essere perdente, preferisco essere libera e ritornare alla mia vita. Se non ora, quando?

A questo punto, eliminato o inglobato l’Assessorato Cultura e Sport, temo che la Fondazione, tenuta finora in situazione di stallo, potrebbe rinascere dalle sue ceneri e occuparsi della cultura “alta”(quella cioè composta da opere prodotte intenzionalmente, con uno scopo preciso, un proprio codice e un proprio canone estetico), accontentando chi da sempre l’ha usata come trampolino di lancio per amici, amiche, mogli e compagnia cantante e anche chi vede in un ufficio cultura funzionante ed organizzato un argine alle proprie ambizioni.

Non si accontentano però i cittadini e le associazioni che trovavano lì un punto di riferimento per le competenze e la disponibilità di chi vi lavorava.

In campagna elettorale, Vendola al teatro dell’Olivo concluse il suo intervento dicendo che gli uomini sono angeli con un’ala: solo rimanendo abbracciati possono volare. Questo appello all’unità è valido se fra gli uomini esiste condivisione, rispetto della parola data, obiettivi comuni: altrimenti l’abbraccio può diventare mortale.

Auguro alla tua amministrazione di compensare, in tutti i settori, le carenze evidenti in questo momento e di realizzare quanto più possibile il programma elettorale: sulla cultura, però, sarà difficile recuperare ciò che avete distrutto.

Con affetto

Veronica Cortopassi

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accuse assessore camaiore del dotto dimissioni lettera veronica cortopassi

ultimo aggiornamento: 01-05-2013


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