(foto Marco Pomella)
(foto Marco Pomella)

LUCCA. Sarà la presentazione del libro intitolato “La stampa lucchese dall’Illuminismo al Fascismo, giornali, fatti e personaggi” dello storico e saggista lucchese Roberto Pizzi – in programma venerdì 5 luglio a Palazzo Ducale (sala Accademia I), alle 17.30, a rappresentare l’anteprima della più articolata rassegna de “I venerdì del Caffè del Museo del Risorgimento” che la Provincia avvierà a partire da settembre.

Preceduto da una visita guidata al Museo del Risorgimento di Palazzo Ducale (alle 16.30), l’appuntamento di venerdì vedrà il prof. Umberto Sereni, docente di storia contemporanea all’Università di Udine, illustrare gli interessanti contenuti e le numerose curiosità del libro di Pizzi (edito da Maria Pacini Fazzi) che ha la prefazione di Stefano Bisi.

Il saggio, partendo dalle origini del giornalismo e trattando il cruciale e proficuo periodo settecentesco dell’Illuminismo e dell’Enciclopedismo, per la maggior parte del suo excursus abbraccia “Il Secolo Lungo”, cioè quell’800 europeo, vivace e tumultuoso, che si è esteso nei fatti dalla Rivoluzione Francese alla Prima Guerra Mondiale; anzi, nella peculiarità italiana, andando un po’ oltre e arrivando fino al fascismo, méta finale della ricerca storiografica e che, come in tutte le dittature, identifica il periodo in cui la stampa, sgonfiando la sua forza fecondatrice, si trasforma in strumento di propaganda.

In questo spettro cronologico, ampio spazio è dedicato ai giornali del Risorgimento e a quelli della nuova Italia, impegnata nella costruzione del suo ‘edificio nazionale’. E anche a Lucca, a seguito dei moti del 1830-31, nasce una serie di fogli clandestini, organi delle società segrete. Fra questi la Gazzetta del Serchio (1835),  diffusa da una stamperia clandestina nel Compitese.

Ecco che il lavoro di Pizzi – che consente di riscontrare la vivace fioritura editoriale nella provincia: dalla Garfagnana alla Mediavalle del Serchio, dalla Valdinievole (territorio che prima del 1929 faceva ancora parte della provincia di Lucca – ndr) sino alla Versilia – ricorda la fondazione de “L’impavido”, “La Campana del Popolo” e il giornale forse più rappresentativo: ”Il Serchio – foglio settimanale popolare” di cui fu animatore Tito Strocchi, un giornale nato nel 1869 che cessò le pubblicazioni appena quattro anni dopo.

“Con l’attenzione riservata a questo snodo fondamentale della storia dell’Italia moderna, che vide anche un grande moto di risveglio morale e di esaltazione civile, – scrive l’autore Roberto Pizzi – mi auguro sia possibile contribuire anche alla valorizzazione del Museo del Risorgimento lucchese e delle sue iniziative culturali”.

 

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