VIAREGGIO.I comitati ed associazioni riuniti nella Rete ambientale della Versilia, il comitato Non Bruciamoci Pisa ed il Comitato No Inceneritore verso rifiuti zero di Livorno si sono riuniti presso il Comune di Livorno dove avrebbe dovuto tenersi l’assemblea per la votazione per la gara di individuazione del socio privato della New Co (Reti Ambiente), il gestore unico della raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani.

“Con soddisfazione prendiamo atto che, per la terza volta, è saltato questo importante passaggio per la privatizzazione del servizio di raccolta dei rifiuti urbani a cui ci opponiamo”, scrivono in una nota i comitati.

“Si tratta infatti di una procedura critica che porterebbe i Comuni non già ad essere i promotori di politiche virtuose di gestione dei rifiuti, ma succubi delle poltiche speculative che il socio privato vorrà imporre, che gli porteranno tanto più profitto quanto più emergenziali e privi di reale pianificazione si delineeranno gli scenari futuri.

“Per questo, dopo che da anni denunciamo la povertà dei piani di gestione dei rifiuti proposti, come ulteriore atto di una lunga campagna tesa a difendere gli interessi economici e di salute degli abitanti dell’ATO Costa, nei giorni scorsi abbiamo recapitato una diffida stragiudiziale ai membri del consiglio direttivo dell’ATO Costa affinché interrompano il percorso per la creazione di una newco, iniziato da un paio di anni.”

In oltre dieci pagine, i comitati hanno eneumerato le motivazioni che, codice alla mano ed alla luce del Piano Straordinario dei rifiuti e della sua revisione proposta dal Direttore di ATO, renderebbero la gara incompatibile con le disposizioni legislative in tema di rifiuti.

Questi, in estrema sintesi, i punti principali della diffida:

1. la privativa dei Comuni sulla Raccolta Differenziata e la responsabilità amministrativa degli stessi in caso di non
raggiungimento delle quote stabilite, pone l’implicita impossibilità di trasferire ad un soggetto terzo (la new co) la realizzazione della R.D.

2. Il voto plebiscitario sul referendum sull’acqua che ha abrogato la remunerazione del capitale indica chiaramente la contrarietà del popolo italiano all’affidamento ai privati dei servizi pubblici di rilevanza economica, tra i quali anche la gestione dei rifiuti,

3. Il piano straordinario su cui baserebbe la gara risulta in contrasto con la legislazione vigente, sia nel metodo, che nel merito:

a) nel metodo perchè viene a mancare la partecipazione dei cittadini, associazioni, ma anche dei Comuni stessi e degli altri enti pubblici, prevista con un preciso iter dal Testo unico ambientale, e ciò proprio a causa del commissariamento, peraltro operato in maniera dubbia dalla Regione Toscana, che d’altro canto non commissaria se stessa per il ritardo nell’emissione del piano regionale dei rifiuti;
b) nel merito perchè non rispetta gli obblighi normativi relativi alla gerarchia della gestione dei rifiuti (in particolare nessuna previsone su piani di riduzione dei rifiuti, posta al primo posto), non rispetta gli obiettivi di raccolta differenziata (sanzionati dalla legge), non rispetta l’obbligo di trattamento dei rifiuti prima della
loro allocazione in discarica.

“La ‘pianificata’ inadempienza agli obiettivi stabiliti dalle leggi del piano straordinario, che è una semplice presa di atto della situazione attuale, costerà molto ai cittadini e cittadine a causa delle sanzioni previste: in un articolo di Affari e Finanza di Repubblica di ieri la predita per la Toscana viene quantificata in 100 milioni di euro all’anno.

“Ed è proprio in relazione alla Economicità del servizio di raccolta dei rifiuti che conclude nelle ultime tre pagine il testo della diffida: se non bastassero le sanzioni, se non bastassero le spese sostenute fino ad oggi per mantenere una new co, di fatto inattiva, nella diffida si dipana, conti alla mano, quanto aumentebbe il costo di smaltimento dei rifiuti dovuto solo ai nuovi inceneritori previsti, senza contare i costi di gestione degli impianti stessi e i costi della raccolta differenziata.

“Insomma un disastro economico annunciato su cui gli amministratori dell’ATO Costa, se si piegano alle imposizioni della Regione, potrebbero essere chiamati in futuro a rispondere davanti alla Corte dei Conti.”

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