FIRENZE. La nuova legge toscana sulla partecipazione, rinnovata ad agosto, riparte dall’esperienza della legge del 2007, con tre correzioni. Le ricorda l’assessore Vittorio Bugli. Obiettivo: partecipare per decidere e fare davvero, evitando che al confronto con i cittadini non segua alla fine niente di concreto, disperdendo tempo e risorse.

“Per questo – racconta l’assessore – abbiamo deciso che il dibattito pubblico alla francese, finora solo una possibilità, diventi centrale ed obbligatorio per le opere di interesse regionale sopra i 50 milioni, pubbliche o private che siano. Con un importante paletto: che quel dibattito alla fine porti ad una decisione e lo faccia in tempi certi”. “Con lo stesso spirito – aggiunge Bugli – abbiamo ritenuto opportuna una selezione più attenta nei processi di partecipazione locale, procedendo in futuro solo laddove la discussione riguardi progetti che già esistono e finanziabili”. Ultimo punto la rete ed internet, un tema molto caro all’assessore.

“Vogliamo far crescere la partecipazione grazie al web – dice – La rete offre potenzialità enormi e consente di dialogare con una platea ancora più estesa. Certo per utilizzare la rete davvero come vero strumento di partecipazione e democrazia, che è il nostro obiettivo, occorre farlo nella massima trasparenza ma senza improvvisazioni, con criteri scientifici ed affidandosi ad esperti, garantendo sempre e al massimo il confronto democratico. Questa sarà la sfida per i prossimi anni”.

La nuova legge sulla partecipazione prevede espressamente una ‘piattaforma informatica’ per rendere più facile il confronto. Con due corollari. “La democrazia partecipativa – ricorda Bugli – non si fa solo a colpi di click e la partecipazione non si può sostituire alle istituzioni, che ascoltati i cittadini legittimamente assumono poi le loro decisioni. Col vantaggio però di averne discusso prima, potendo evitare conflitti paralizzanti quando i cantieri sono già aperti”.

Legge impugnata, ma al lavoro da subito – Sulla nuova legge regionale sulla partecipazione approvata ad agosto pende davanti alla Consulta l’impugnazione del governo di un articolo, quello sulle indennità (300 euro lorde a seduta, al massimo per quattro sedute) che riguardano ciascuno dei tre componenti dell’Autorità che farà da garante sulla partecipazione. Anche di questo si è parlato stamani. Il Governo ritiene che l’Autorità sia equiparabile ad un organo amministrativo e come tale il limite per il gettone di presenza sia di 30 euro. Due membri, esperti o professori universitari, li nomina il Consiglio regionale, il terzo la giunta. “La mia proposta – spiega Bugli – è quella di andare comunque avanti: nominare i tre membri subito e mettersi al lavoro, naturalmente rimborsando i tre esperti, fino al pronunciamento della Corte, con solo 30 euro a seduta”. La legge prevede anche che il membro nominato dalla giunta possa coincidere con il garante della comunicazione nel governo del territorio, figura già prevista. In quel caso le 30 o 300 euro a seduta verrebbero risparmiate.

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ultimo aggiornamento: 09-11-2013


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