VIAREGGIO. Difficile che il presidente del consiglio dei ministri, Enrico Letta, faccia marcia indietro. Non hanno fatto breccia le parole del sindaco di Viareggio, Leonardo Betti, né quella dei vari parlamentari, ne tantomeno la struggente lettera inviata al premier da uno dei sopravvissuti alla strage. Difficile che lo Stato torni indietro sui suoi passi e si costituisca, come la città di Viareggio chiede, parte civile nel processo sulla strage del 29 giugno 2009 che costò 32 vittime innocenti, strappate alla vita mentre erano in casa, per la strada.

Ciononostante oltre 1.500 persone (1.679 al 26 nov) hanno già firmato per la lettera-appello, sulla falsa riga di quella del primo cittadino, per chiedere che lo Stato ci ripensi, che si costituisca parte civile in un processo fondamentale per la città di Viareggio.

“Mi permetto di dirti – si legge sulla lettera – che non approvo tale scelta e ti chiedo, a nome di tutta la città di Viareggio, di ripensare tale decisione. Non si è aperto un processo che dovrà soltanto definire un eventuale risarcimento economico: si parla di trentadue vittime, di bambini morti in quel terribile incendio, di una città devastata. Si parla di Giustizia, che andrà declinata in una sentenza che ci auguriamo possa definire chiaramente le responsabilità penali di chi ha anteposto il profitto alla sicurezza e di chi non ha vigilato. Lo Stato, nell’ennesima strage che ha colpito il nostro Paese, non deve ancora una volta essere vissuto dai familiari e dai parenti delle vittime come un nemico che si accontenta di ‘sostanziosi risarcimenti”: lo Stato deve essere accanto a loro, come sommessamente ha fatto l’Istituzione che guido da pochi mesi, per pretendere Giustizia.”

Chi vuole può ancora firmare la petizione a questo indirizzo.

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ultimo aggiornamento: 26-11-2013


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