FORTE DEI MARMI. Importante donazione al Museo della Satira da parte di Anna Del Lungo, Gianmarino Brunner e Francesco Brunner, che martedì 8 luglio in municipio hanno firmato l’Atto di Donazione di un corpus di disegni d’indubbio valore e pregio composto da 186 disegni satirici originali a firma di vari autori che collaborarono al famosissimo giornale umoristico “Marc’Aurelio” (1931-1958), del calibro di Attalo, Vighi, Castellano, Pipolo, De Seta, Coco, Danilo, Haem, Congiu nonché molti altri disegni non firmati ma attribuibili ad autori noti.

Il Comune di Forte dei Marmi costituirà un Fondo depositato presso il Museo della Satira denominato “Fondo Giulio Brunner” e provvederà all’organizzazione di una mostra con relativo catalogo che documenti la consistenza del fondo.

Giulio Brunner fu il caporedattore della parentesi fiorentina negli anni ’50 del giornale e a lui i 54B Attalo-Pessimistidisegnatori regalarono i disegni che ora la famiglia ha deciso di donare al Museo della Satira di Forte dei Marmi.

“Il Marc’Aurelio” fu un giornale satirico italiano fondato a Roma il 14 marzo 1931 da Oberdan Cotone e Vito De Bellis, che usciva due volte alla settimana: il mercoledi’ e il sabato. Vi collaborarono le più illustri firme dell’epoca: Gabriele Galantara, Furio Scarpelli, Agenore Incrocci, in arte «Age», «Attalo» (pseudonimo di Gioacchino Colizzi), «Steno» (pseudonimo di Stefano Vanzina), Vittorio Metz, Marcello Marchesi, Giovanni Mosca, Mameli Barbara, Cesare Zavattini, Mario Bava, Walter Faccini, Simeoni, Vargas, Luigi Bompard, Fernando Sparadigliozzi (“Nando”), Anton Germano Rossi, Daniele Fontana, Nino Camus, Mario Camerini, Vincenzo Campanile (Rovi), Alberto Cavaliere, Augusto Camerini, Tullio Gramantieri, il futuro cineasta Ettore Scola, e il diciottenne Federico Fellini, che esordì sul bisettimanale come disegnatore satirico, ideatore di numerose rubriche, vignette, e delle celebri «Storielle di Federico» in più sequenze illustrate.

059A Pippo Coco- Al mareL’uscita della rivista riscontrò subito uno strepitoso successo. Nelle prime settimane arrivò a 30–35. 000 copie, mentre dal 1935 al 1940 superò le 350. 000 copie. La rivista divenne un fatto di costume, i cui personaggi, come il Gagà o «Genoveffa la racchia» entrarono nei modi di dire della gente.

Sospese le pubblicazioni nel 1943, riprendendole, con alterne vicende, dopo la Liberazione, e fino al 1955, quando passò in proprietà all’editore Corrado Tedeschi, che trasferì la redazione a Firenze, dove concluse la sua avventura nel 1958. Tedeschi si avvalse di valenti disegnatori, tra i quali Castellano e Pipolo ed Ettore Scola (che poi fecero fortuna nel cinema).

 

 

 

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