VIAREGGIO. E se sugarelli, cefali, mostelle, triglie e compagnia “povera” (ma buona) del Mar Tirreno finissero nelle mense delle scuole e sugli scaffali della grande distribuzione già belli pronti per essere cucinati? Lische, squame, pigrizia e ritmi frenetici della vita allontanano il pesce dalla tavola. Sono alcune delle principali cause che concorrono al poco gradimento di alcune specie sulle nostre tavole insieme alla crisi economica che ha raffreddato i consumi di pescato. Ma se arrivasse già pronto per il forno? O per la padella? Tutto cambierebbe.

A giovarne non sarebbe solo il consumatore che tornerebbe a riappropriarsi del piacere di apprezzare il vero pescato locale pagandolo anche meno, ma anche l’itticoltura toscana alle prese con l’aumento dei costi di produzione e la concorrenza spietata del pangasio, tanto per citare il più popolare tra i “surrogati”, che arriva dall’estero però pronto cucina. L’obiettivo, fino a ieri quasi un sogno più che una concreta possibilità, non sembra essere poi più così lontano per i pescatori toscani.

Ci hanno pensato Impresa Pesca Coldiretti (info su www.lucca.coldiretti.it) ed il Mipaf, il Ministero delle Politiche Agricole, a portare la tecnologia, versione “pocket”, a bordo dei pescherecci per consentigli di lavorare il pesce appena liberato dalle reti, confezionarlo, etichettarlo e renderlo molto più appetibile per grande distribuzione e vendita. “Il consumatore – ha spiegato Vincenzo Vecchioli di Coldiretti Nazionale durante la presentazione pratica al mercato ittico di Viareggio del progetto sperimentale “Pesce +” – preferisce un prodotto trasformato e pronto per la cottura.

Due terzi del pesce consumato in Italia arriva dall’estero, la sua forza è che è già pronto per essere cotto, cucinato, messo in tavola. Questo progetto crea i presupposti ed offre gli strumenti per aggredire il mercato e proporre il pesce povero anche nella grande distribuzione dove fino ad oggi è assente”. A modificare le abitudini alimentari dei consumatori sono secondo un recente studio Ismea, assieme alla percezione del pesce come alimento costoso, il ritmo di vita accelerato, che non si concilia con la richiesta di tempo necessario per cucinare il pesce. Un altro fattore è la presenza dei bambini che generalmente non gradiscono il pesce anche per la presenza delle lische.

“Possiamo immaginare di poter finalmente proporre il pesce dei nostri mari nelle mense delle nostre scuole e nelle mense aziendali dove oggi è più facile trovare il pangasio che il sugarello oltre che nei nostri mercati e Botteghe; – ha spiegato Cristiano Genovali, Presidente Provinciale Coldiretti – con questo progetto sosteniamo concretamente il rilancio del settore aggredendo il mercato con prodotti “pronto in tavola”. Alla presentazione, al mercato ittico, c’erano tanti pescatori della costa “incuriositi” dalla possibilità di catturare, pulire, sfilettare, confezionare ed etichettare il pescato direttamente sulla nave.

“Le attrezzature – ha spiegato Maurizio Fantini, Direttore Provinciale Coldiretti – consentono al pesce di finire nella vaschetta sotto forma di filetti e hamburgers attraverso passaggi delicati e che richiedono molto tempo e pazienza come la spellatura e la liscatura. Per mostelle, triglie, stoccafisso, sugarelli, muggini e serra si aprono scenari e mercati nuovi”.

(Visitato 181 volte, 1 visite oggi)
TAG:
Coldiretti mipaf pesca

ultimo aggiornamento: 26-09-2014


Dalle reti alla tavola. Pesce già lavorato a bordo per rilanciare l’itticoltura viareggina

Coldiretti: “Olio extravergine a picco. Raccolto ridotto del 50%”