VIAREGGIO. Anche l’associazione “Il mondo che vorrei”, la onlus che raccoglie i familiari delle vittime del disastro ferroviario di Viareggio del 29 giugno 2009, interviene in difesa del Centro Immagin@ria del Comune di Viareggio: “Io e Teresa eravamo colleghe, insegnanti di asilo nido ed avevamo una cosa in comune: l’amore per i bambini”, scrive la presidente Daniela Rombi.

“Poi la vivacità intellettuale di Teresa ha preso il sopravvento e, nel 1994 in un piccolo nido, è nato il ‘Canale delle Stelle’, quando trattare del rapporto tra bambini e televisione era davvero da pionieri.

“Nel 2001 è nato il laboratorio Immagin@ria dedicato all’educazione all’immagine e ai media: è cominciato a transitare da quel laboratorio un mondo di bambini, ragazzi ed insegnanti, ogni giorno a confronto per individuare pregi e difetti dei mezzi di comunicazione. In quel periodo si parlava di circa 1.800 alunni l’anno.
Nel 2013, nella sede della Circoscrizione Viareggio Nuova, nasce il ‘Centro di educazione ai linguaggi multimediali Immagin@ria’ con nuovi metodi e competenze da offrire al tessuto scolastico, sociale di tutta la Versilia, compresi i genitori.

“Ma Immagin@ria è anche rapporti col territorio, con la città, con la sua gente, con tante associazioni per educare i nostri ragazzi, attraverso la Città dei Bambini e delle Bambine a riappropriarsi di spazi cittadini e trasformarli in spazi di qualità, vivibili da tutti.

“Ho sempre seguito Teresa e la vita di questo centro, proprio come ex insegnante e sua collega e poi come presidente dell’associazione dei familiari della strage di Viareggio ‘Il Mondo Che Vorrei’ onlus: Immagin@ria c’era e c’è sempre stata in questi anni, con i video, gli spot dei ragazzi. Non ci hanno fatto mai sentire soli, con la cura e l’affetto di tutti quei bambini e giovani sempre gioiosi: grazie a loro nel giugno di quest’anno ho rimesso piede in Via Ponchielli dopo 5 anni.

“Vedo in questi giorni un accanimento verso Immagin@ria che non capisco: Immagin@ria deve andare in Via Ponchielli perché quella strada ha bisogno di vivere, di sorridere. E chi meglio di bambini e ragazzi possono ridare la speranza in un mondo migliore?

“Già, ma ora c’è il dissesto e come al solito paga chi non c’entra nulla: come al solito pagano i più deboli, come al solito paga la cultura. C’è il dissesto e allora si contribuisce ad affondare una città già agonizzante, che sta perdendo tutto: di poco si vive, ma di niente si muore”.

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ultimo aggiornamento: 07-11-2014


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