VIAREGGIO. Era la favorita per la presidenza del consiglio comunale e i pronostici sono stati rispettati: Paola Gifuni, la più votata della lista di maggioranza Viareggio Democratica, dopo la prima seduta di questa mattina guiderà i lavori della massima assemblea cittadina. Ma è un’elezione, la sua, che parte già con un forte handicap: Gifuni è arrivata a sedersi sullo scranno più alto del consiglio comunale con appena 15 preferenze su 25, dato che la minoranza ha abbandonato in blocco l’aula al momento della votazione.

Cominciamo bene. Dopo l’introduzione di Elisa Montaresi del Pd, chiamata a presiedere temporaneamente la seduta in qualità di consigliere anziano (cioè con più voti di tutti), a rompere gli indugi nel primo consiglio comunale dell’era Del Ghingaro è, curiosamente, chi a ottobre aveva contribuito con le sue dimissioni a far cadere la precedente giunta: è David Zappelli, ieri esponente del Pd da cui è stato sospeso per due anni e oggi capogruppo della Lista Del Ghingaro. Nel suo intervento ricco di citazioni – Max Weber, Pico Della Mirandola, Niccolò Machiavelli – lancia subito frecciatine all’opposizione mettendo a confronto chi “vive per la politica” con chi “vive della politica”. E propone Paola Gifuni per la presidenza del consiglio.

Foto Vt
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Uniti sì, ma contro DG. L’opposizione insorge subito: l’appello alla maggioranza di convergere su un nome il più possibile condiviso da tutti è caduto nel vuoto. E tutti, da Salemi di Forza Italia (“Lo slogan ‘Sicuri, si cambia’ di Del Ghingaro era bellissimo, mi aspettavo però un cambiamento reale già da oggi”) a Baldini del Movimento dei Cittadini (“Quello del presidente del consiglio è un ruolo di garanzia, ma per essere tale deve essere condiviso”), passando per Poletti del Pd (“La città ha bisogno di un segnale forte dal consiglio comunale”), Zanni del Movimento 5 Stelle (“Partiamo col piede sbagliato”) e Trinchese della Lega Nord (“Serviva spirito di condivisione, questo è uno spregio verso la città”), criticano non tanto il nome quanto il metodo. E cioè aver “imposto” la candidatura di Gifuni senza dialogo. Così, al momento della votazione, si alzano tutti in piedi ed escono dalla sala consiliare.

Nulla di nuovo. Si procede, così, con la scelta del presidente del consiglio comunale. Alla fine, bisogna spingersi alla quarta votazione affinché Gifuni raggiunga il quorum: passa con 15 voti su 25, appena tre in più di quelli racimolati da Beppe Vannucchi, che presiedeva la massima assemblea cittadina negli ultimi mesi della giunta Betti, al momento della sua elezione. Anche oggi come allora, i banchi della minoranza sono mestamente vuoti. Il braccio di ferro, insomma, inizia già da ora. Nel suo primo discorso da presidente del consiglio, Gifuni invita tutti i colleghi ad attenersi a “leggi, regolamenti e statuto” e a “non prendere posizione l’uno contro l’altro”, bensì a “lavorare per il bene di Viareggio”. Certo, se le premesse sono queste…

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