VIAREGGIO. “Le elezioni più disertate della storia di Viareggio sono finalmente accantonate e la nuova amministrazione è al lavoro, ma il vuoto di idee che ha caratterizzato queste elezioni tutte proiettate sulla competizione personale tra i candidati e non al confronto sui programmi riemerge con tutto il suo peso sulle questioni più drammatiche che incombono sulla città”. Lo scrive Andrea Antonioli, sindacalista recentemente reintegrato nel direttivo provinciale della Cgil.

“All’udienza per la Viareggio Porto si è preso tempo sulla base di una idea di salvataggio della società che ha in testa il sindaco ma i cui contorni sono tutt’altro che chiarii: il problema non è infatti la trasparenza delle procedure di vendita e chi sarà a farlo, bensì il progetto che ci sta dietro.

“Si vuole davvero privatizzare il porto di Viareggio vendendo la Viareggio Porto con tutte le sue concessioni demaniali al migliore offerente? Certo, questa era anche l’idea di Giannerini e della giunta Betti: ma era legittimo aspettarsi qualcosa di diverso dalla nuova amministrazione rispetto alla svendita del patrimonio pubblico.

foto Marco Pomella
foto Marco Pomella

“Mentre si susseguono voci di cordate locali o estere interessate a mettere le mani sul nostro porto, sarebbe bene cominciare a dare alcune risposte: pare che il concordato preveda la vendita della società al costo del suo indebitamento, quindi poco più di 4 milioni di euro. Ma qual è il suo valore reale? Nemmeno due anni fa il 49% delle sue azioni sono state ricomprate dal Comune per 11,5 milioni, con grande soddisfazione di Ferragamo, sulla base di una delibera assunta solo dalla giunta Betti , nella quale siedeva anche l’attuale assessore alle partecipate. O quel riacquisto era un regalo a Ferragamo o quella di oggi è comunque una svendita ingiustificabile: l’unica cosa certa è che a rimetterci sono i Viareggini e la città intera.

“Quando il consiglio comunale ai tempi di Marcucci decise la vendita del 49% della società – mettiamo da parte i gravi errori compiuti dalla commissione censurata dalla sentenza del Consiglio di Stato, senza che alcuno chiedesse i danni per quegli errori -, aveva un preciso piano industriale che prevedeva grandi – anzi, visti oggi, giganteschi – interventi quali il nuovo porto al triangolino, la ristrutturazione della Madonnina con l’allungamento di via Coppino con fidejussioni del socio privato per 30 milioni di euro. Ma oggi, dopo 8 anni di crisi, la fuga di Ferragamo, il vincolo ancora vigente legato all’ultimazione dell’asse di penetrazione, quale dovrebbe essere il piano industriale della società? Procedere alla vendita, o meglio alla svendita, senza avere prima assunto le scelte urbanistiche e industriali che competono al comune e all’Autorità portuale – Piano regolatore Portuale – e quindi senza un preciso piano industriale significa solo spianare la strada a percorsi speculativi?

“Governare oggi Viareggio e affrontare le sue emergenze non è cosa facile, ma solo se la nuova amministrazione sarà in grado di mettere in campo nuove idee e di confrontarsi in modo aperto su queste, le medicine potranno non essere peggiori del male e Viareggio, come per la Viareggio Porto, evitare di ritrovarsi a pagare i debiti contratti per riacquistare la società e al contempo aver perduto il porto”.

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andrea antonioli viareggio porto

ultimo aggiornamento: 10-07-2015


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