VIAREGGIO. “Non nutrivo particolari aspettative sull’amministrazione Del Ghingaro ma non mi aspettavo che da un sindaco che è da vent’anni il consulente della Cgil di Lucca con la quale ha un rapporto strettissimo, e da un assessore come Alberici, con il quale ho personalmente lavorato fianco a fianco per parecchi anni nella Cgil, potessero scaturire azioni, atteggiamenti, modalità, non solo antisindacali, ma gravemente lesivi dei diritti basilari dei lavoratori e degli interessi fondamentali dei cittadini di Viareggio”. Lo afferma il sindacalista Andrea Antonioli, componente del direttivo provinciale della Cgil.

“Le minacce e i ricatti per uno striscione la sera del Carnevale che esprimeva la preoccupazione dei lavoratori del principino, i veti verso i sindacalisti ‘cattivi’, le reticenze e i continui rinvii, gli spostamenti immotivati del personale e di dirigenti sindacali, cosa nascondono? È la politica delle rivincite e delle ripicche, come sostiene Poletti, che sarebbe coerente con il metodo del bilancino da manuale Cencelli finora adottata nelle nomine – ‘Sicuri, si continua’, altro che ‘Sicuri, si cambia’… -, nella quale i lavoratori, del Comune e delle partecipate e naturalmente le organizzazioni sindacali devono stare zitti e accettare quello che dall’alto viene loro concesso?

Foto VersiliaToday
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“O questo atteggiamento provocatorio nasconde la mancanza di un piano organico di riorganizzazione dell’ente e delle partecipate che l’amministrazione non rivela nascondendosi dietro l’attesa del responso dei tecnici e liquidatori che ha nominato? Ma sarebbe un torto all’intelligenza e alla professionalità di Del Ghingaro pensare che abbia scelto di candidarsi a sindaco di Viareggio senza avere prima letto le relazioni del Mef e dei revisori dei conti, che già disegnavano in modo chiaro la situazione del Comune e delle partecipate. Ed è quindi legittimo pensare che un piano ci sia, che non stia navigando a vista, ed allora cosa aspetta a presentarlo ai lavoratori, al sindacato, alla città?

“L’esempio della Viareggio Porto ci dice in modo chiaro che gli interessi in gioco sono grandi: i beni e le funzioni in capo alle partecipate sono tante e possono stimolare forti appetiti speculativi.

“Il nodo cruciale di questa amministrazione – e quindi il punto di partenza e non di arrivo – è la strada per uscire dal dissesto. Del Ghingaro deve scendere dai massimi sistemi e indicare una strada che non sia costellata di fallimenti, di svendite, di licenziamenti, di tagli ai servizi, di ulteriore impoverimento dei suoi abitanti e senza un piano organico e complessivo l’amministrazione finisce per svolgere la funzione di curatore fallimentare della città. Due mesi e mezzo dall’insediamento non sono molti, ma le cose non stanno ferme e pertanto è il momento di calare le carte”.

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andrea antonioli giorgio del ghingaro viareggio

ultimo aggiornamento: 29-08-2015


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