STAZZEMA. “La notizia che altri documenti derubricati diventino disponibili a tutti, è un’ottima notizia perché costituiscono un patrimonio prezioso per conoscere la verità che a pieno non conosceremo mai perché i processi furono ritardati e resi quasi impossibili. La Commissione portò a due relazioni, una della maggioranza che minimizzava sulle responsabilità della politica, una quella di minoranza il cui relatore era l’on. Carlo Carli che ricostruiva il meccanismo dell’occultamento”. Così il sindaco di Stazzema Maurizio Verona, interviene sulla notizia che il presidente della Camera, Laura Boldrini, ha consentito la derubricazione di oltre 13.000 pagine dell’immenso patrimonio documentario sottoposto alla commissione parlamentare di inchiesta sulla cause dell’occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti.

“Non abbiamo mai accettato – prosegue Verona – che l’occultamento fosse ridotto ad una mera dimenticanza burocratica di qualche funzionario che si accordava con un sentimento diffuso di rimuovere una pagina luttuosa della nostra storia. Abbiamo bisogno come Paese di fare un passo in avanti verso la conoscenza di quegli avvenimenti, prendendo coscienza delle responsabilità politiche di quell’occultamento per rispondere appieno a quel desiderio di giustizia che anima i superstiti e i familiari delle vittime di centinaia e centinaia di stragi, alcune delle quali rimaste senza colpevoli. Lo ritengo un percorso che va avviato da subito. L’apertura degli archivi ci aiuta e ringraziamo il presidente Boldrini di questo atto in attesa di conoscere tutto il contenuto dei documenti della Commissione”.

La Commissione ha operato dal 2003 al 2006 durante la XIV Legislatura e fu costituita su iniziativa parlamentare del deputato Carlo Carli perché gettasse una luce sulle modalità del ritrovamento dei fascicoli nel 1994, avvenuto in un locale posto in un mezzanino di Palazzo Cesi, in un armadio e su una scaffalatura, ricostruendo la complessa gestione dei fascicoli che, come evidenziato nel corso dei lavori, non erano mai stati dimenticati, ma a più fasi sottoposti a revisione e controllo.

Alcuni furono inviati nell’immediato dopoguerra; oltre la metà inviati in una seconda fase alle varie procure militari territorialmente competenti per tutti quei fascicoli contro ignoti per i quali non vi erano sufficienti elementi per avviare un percorso giudiziario. Altri fascicoli, quelli di maggiore interesse, furono archiviati con il dispositivo giuridicamente anomalo di “archiviazione provvisoria”, nel 1960, impedendo di fatto la celebrazione dei processi per le maggiori stragi nazifasciste in Italia tra cui Sant’Anna di Stazzema.

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ultimo aggiornamento: 17-02-2016


Stragi nazifasciste, passo avanti contro l’occultamento dei fascicoli

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