‘Come sembra questo Viareggio? A me piace, ci sono buoni giocatori. In campionato ci toglieremo molte soddisfazioni, per la serie C vogliamo lottare anche noi: ora vado via perché non mi sento bene, è un caldo afoso ma ho dei brividi di freddo’. In una soffocante serata di agosto 1986, il senatore Paolo Barsacchi – all’epoca presidente onorario del Viareggio calcio – scambiò con chi scrive queste poche parole in tribuna centrale al termine del primo tempo dell’amichevole fra i bianconeri e la Cuoiopelli di Santa Croce sull’Arno.

E’ stata quella l’ultima volta che Paolo Barsacchi mise piede allo stadio dei Pini, lui che si era battuto con ardore anni prima per il ripescaggio dei bianconeri dopo essere stati penalizzati per il caso Tillotta: neppure due mesi dopo quella serata di agosto, Paolo Barsacchi venne sconfitto dalla malattia che l’aveva aggredito in maniera subdola costringendolo alla resa nonostante la battaglia combattuta con tutte le sue forze all’ospedale, negli ultimi tempi al ‘Lucchesi’ di Pietrasanta. Una fine angosciosa, con la città che sapeva ma non diceva, che sussurrava e mormorava per il rispetto che doveva ad una persona amata da tutti. Un autentico stillicidio per la sua famiglia e per quanti vedevano in lui la vera stella cometa di Viareggio e anche – superando stucchevoli campanilismi – della Versilia.

Orgogliosamente viareggino fino al midollo, con il padre titolare di un negozio al ‘Piazzone’, Paolo Barsacchi era stato rapito da ragazzo dalla passione per la politica, sposando ben presto le idee del vecchio Partito Socialista Italiano, la terza forza che cercava di farsi largo in mezzo ai due colossi della Dc e del Pci, dove emergeva un altro giovane politico, destinato anche lui a fare carriera a Roma e a lasciare la vita terrena, quasi trenta anni dopo, con la stessa angosciosa agonia di Paolo: Milziade Caprili.

paolo_barsacchiIn città, sulla spinta delle idee di Paolo Barsacchi – capace di intercettare anche consensi trasversali – il Psi ha avuto un ruolo determinante dando vita a giunte di centrosinistra e di sinistra (i giudizi politici rimangono personali) che nel concreto hanno portato ad importanti interventi in particolar modo negli anni ’70, quando sono nati in città la piscina comunale e il palazzetto dello sport. Ma Barsacchi amava anche il Carnevale, sua la battaglia per arrivare a proporre il biglietto a costo zero. E proprio al Carnevale – una volta sbarcato a Roma, arrivando ad essere anche sottosegretario all’Interno – ha centuplicato il suo impegno politico per poterlo abbinare alla lotteria. Detto e fatto. Con soldi che sono piovuti sulla manifestazione e che le hanno consentito di spiccare il volo.

Paolo Barsacchi coltivava serenamente senza ostentarla la personalissima liturgia del personaggio amato dalla gente: quando tornava da Roma poteva sì contare sulla scorta di agenti del commissariato (in primis Taffi, Mariosa e Batilla), così come previsto dai regolamenti ministeriali per un Sottosegretario all’Interno, ma quando girava in città o faceva una ‘vasca’ in Passeggiava era accompagnato dal nucleo storico dei suoi collaboratori. Paolo Barsacchi salutava tutte le persone che incontrava: una facilità di approccio (come stai? E tuo padre? Salutami la mamma che è tanto tempo che non la vedo?) che lo faceva sentire uno di famiglia. Immancabile anche il footing in pineta (da ragazzo era stato una promessa dell’altetica leggera) e la doccia negli spogliatoi del palazzetto dello sport, con sempre al suo fianco la cerchia ristretta dei collaboratori con i quali si confrontava sulle idee e sui progetti (non tutti arrivati a buon fine come la nascita della Banca della Versilia) su cui lavorare nei giorni a seguire.

Un viareggino doc, legato a doppio filo alla città, sempre pronto a farsi in quattro e – nelle stanze romane – a battere i pugni sul tavolo pur di portare a casa un risultato importante per Viareggio e per la Versilia. Il giorno del suo funerale, la città si fermò: da due giorni era sotto choc, da quando nel tardo pomeriggio del 4 ottobre arrivò la notizia della sua morte. Una delle ultime immagini consegnate alla storia cittadina è l’abbraccio alla vedova di Paolo Barsacchi – in piazza Margherita dove ci fu l’elogio pubblico – da parte dell’allora Presidente del Consiglio (e uomo forte del Psi) Bettino Craxi. Chissà dove sarebbe potuto arrivare Paolo Barsacchi se il Male non gli avesse tarpato le ali proprio sul più bello…

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ultimo aggiornamento: 04-10-2016


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