“In seguito a quanto emerso dall’incontro nazionale con Unicoop Tirreno (leggi qui), Unicoop Tirreno ormai da anni affronta una crisi che ha portato la cooperativa a perdere 170 milioni di euro.” A scrivere è Valentina Gullà segretaria Generale Filcams CGIL Lucca

“Più volte negli anni abbiamo chiesto conto alla cooperativa dell’andamento e delle prospettive, a livello nazionale così come negli incontri territoriali, più recentemente nell’ambito della discussione per la chiusura del negozio di Massa e l’apertura del nuovo punto vendita di Seravezza. Ci sono state fornite spesso risposte approssimative ma dalle quali già si intuivano diverse difficoltà e le richieste di Unicoop Tirreno erano già orientate ad abbattere il costo del lavoro facendo leva su alcuni istituti del contratto integrativo. Cosa che non abbiamo ovviamente accettato e che infatti ha fatto venir meno l’accordo di avvio del punto vendita di Seravezza.

Sabato scorso sono stati dichiarati in esubero 481 full time equivalenti, che riguardano la sede di Vignale così come tutti i punti vendita del gruppo. Non ci è stato presentato un piano di risanamento fondato su poltiche innovative e di rilancio della cooperativa. Ci è stato detto che l’obiettivo dovrà essere raggiunto prevalentemente tagliando il costo del lavoro, chiudendo negozi e cedendone altri (tra cui, ricordiamo, i tre minimercati della Garfagnana). Ammortizzatori sociali e incentivi all’esodo per il prepensionamento non sono certo una soluzione di fronte a numeri così ingenti.

In queste condizioni è impossibile portare avanti un negoziato, pertanto sono state proclamate a livello nazionale e 8 ore di sciopero. Nelle prossime ore si svolgeranno le assemblee nei punti vendita per informare dettagliatamente i lavoratori e le lavoratrici ed organizzare lo sciopero.

Inoltre la FILCAMS CGIL insieme alla CGIL di Lucca hanno inviato richiesta di incontro alle amministrazioni localli, perché è necessario che sulla vertenza Unicoop Tirreno sia richiamata la massima attenzione. Non è accettabile che si investa nei territori con aperture di punti vendita e nel giro di qualche anno trovarsi in difficoltà con negozi che vengono ceduti a piccoli privati o con lavoratori in esubero. Per questo metteremo in campo ogni iniziativa necessaria a contrastare questa gestione dozzinale che non tiene conto delle pesanti conseguenze che si potrebbero determinare sulla vita delle persone.

E un altro punto importante è che non si può pretendere di far pagare il prezzo a chi ogni giorno con il proprio lavoro porta avanti i punti vendita, con competenza e professionalità acquisite negli anni, e chi invece occupa posti nella dirigenza non paghi il prezzo dei propri errori. Anzi, a fronte dell’uscita di due dirigenti ne sono stati assunti quattro. Pretendiamo che la riorganizzazione parta dai vertici.

Abbiamo chiesto alla cooperativa un piano di rilancio che non parli solo di tagli ed esuberi, un piano di risanamento deve contenere politica di sviluppo, un nuovo modello organizzativo che superi le inefficienze note a chiunque, investimenti sulle politiche commerciali e organizzative che permettano di sfruttare il potenziale della rete vendita e di incrementare il fatturato. Nulla di tutto questo ci è stato presentato.

Il nostro obiettivo prioritario è salvaguardare i posti di lavoro, la gestione diretta dei punti vendita e poter ragionare su un vero piano di risanamento. Diversamente metteremo in campo ogni iniziativa possibile.”

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“Unicoop Tirreno si salva se si salvano i lavoratori e i loro diritti”

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