“Negli ultimi anni, grazie anche all’azione delle organizzazioni sindacali, sono stati ottenuti risultati importanti per i lavori cosiddetti usuranti, categoria nella quale sono inclusi anche i cavatori. In particolare il decreto legislativo 67/2011 ha concesso a queste
categorie di lavoratori la possibilità di maturare il diritto al trattamento pensionistico con un anticipo di tre anni, rispetto al periodo previsto per la generalità dei lavoratori dipendenti. Un principio giusto e sacrosanto, anche perché recupera il criterio per cui i
lavori non sono tutti uguali, e quindi necessitano di regole diverse”. Lo affermano i sindacalisti della Filca-Cisl Salvatore Federico e Simona Riccio, rispettivamente segretari nazionale e segretario generale della Toscana. “Il recente accordo sulle pensioni – proseguono – ha inoltre escluso i lavori usuranti dall’aumento dell’età pensionabile legato
all’aspettativa di vita. Un risultato importante e significativo, anche perché dà una connotazione di modernità al nostro sistema previdenziale e lo inserisce nelle scelte di normativa previdenziale del lavoro usurante già adottata in Europa. Ci sono diversi studi –
aggiungono Federico e Riccio – che dimostrano che nonostante un miglioramento dell condizioni generali di lavoro, restano situazioni ad alto livello di logoramento che continuano ad incidere sulla qualità della vita e sulla stessa aspettativa di vita. Il nostro impegno, quindi, non è assolutamente ultimato: ora bisogna fare in modo che anche i
lavoratori del piano rientrino, come quelli del monte, in categorie con benefici. Per fare questo è necessario un grande lavoro a livello confederale, attraverso l’impegno dei sindacati nella Commissione nazionale istituita ad hoc. È bene non vanificare i risultati del
percorso avviato a livello nazionale dalle tre sigle di categoria, pronto da svilupparsi a livello territoriale”, hanno concluso gli esponenti della Filca-Cisl.

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cgil filcam Lavoro pensione

ultimo aggiornamento: 28-11-2017


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