“La condanna di Mauro Moretti è un obiettivo che si doveva raggiungere facendo qualche sforzo interpretativo o spingendo su qualche ambiguità normativa”. E’ stata la difesa di Mauro Moretti, affidata all’avvocato Armando D’Apote, ad affermarlo ieri in aula al processo in Corte d’Appello per la strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009: “Anche sulla riduzione della velocità dei convogli, forse ipotizzando di mandare i treni merci a 60 km/h – ha aggiunto il legale nella sua arringa difensiva– non c’è nessun potere di intervento, da parte dell’amministratore delegato, sulle disposizioni di esercizio”. La responsabilità sulle velocità dei treni sarebbe quindi da imputare al Ministero. rimandare in sede di Ministero. Moretti, come si ricorderà, in primo grado fu condannato a 7 anni.
 
“Una sentenza populista fatta per dare in pasto ai familiari delle vittime nomi noti sull’onda di un populismo sulla quale l’Italia sta deragliando”, le parole  dell’avvocato Carla Manduchi, uno dei difensori di Michele Mario Elia, ex ad di Rfi, condannato in primo grado a sette anni e mezzo. “Ho parlato di populismo – ha poi spiegato alla stampa – perché la giustizia non deve essere la ricerca di un capro espiatorio ma accertamento serio basato su regole scientifiche di quello che è accaduto. E pensiamo che questo non sia stato fatto nella sentenza di primo grado”
 
“Non chiamatela strage, ma disastro – questo il punto comune dei difensori degli imputati: “La strage è dolosa, qui invece si discute di un disastro colposo”.
 
“Noi vogliamo, e pretendiamo, giustizia”, queste invece le parole dei familiari delle vittime, in presidio dinanzi a palazzo di giustizia a Firenze,  ” e soprattutto chiediamo che siano messe in atto quelle misure di sicurezza che non c’erano nel 2009 a Viareggio e che ancora non ci sono per il trasporto delle merci pericolose”
(Visitato 178 volte, 1 visite oggi)
TAG:
appello processo strage di viareggio

ultimo aggiornamento: 27-03-2019


Parcheggio, o discarica?

Sea Ambiente diffida Camaiore all’osservanza della sospensiva del Tar