“Prima persona singolare” (Murakami Haruki, Einaudi 2021)

Trama

Sette racconti pubblicati su diverse riviste tra il 2018 e il 2020 e un inedito che dà il titolo alla raccolta: questa l’ultima proposta di Murakami, racconti diversi per stili, ambientazione, tempi e vicende ma uniti da un filo conduttore molto forte: la narrazione in prima persona singolare. Questa scelta è un punto di vista capace di rinnovare la già geniale scrittura di Murakami. Il lettore viene così immerso nei ricordi, negli episodi, nelle suggestioni che dal passato riemergono rivisti con gli occhi del presente. Sono racconti intensi, dove ironia, attenzione al dettaglio, spazio allo stupore, guizzi poetici predominano amalgamando le otto storie in un fluido armonico. Una scimmia che parla il linguaggio umano, un incontro casuale col fratello di una ex, un’incursione del jazzista Parker, la musica Carnaval di Schumann sono solo alcuni delle otto perle che Murakami ci regala. La prima persona singolare è un una lente di ingrandimento attraverso il quale Murakami, tra biografia e autofiction gioca amabilmente con la letteratura e con la propria vita privata. Sono racconti uniti dal valore della memoria, dalla bellezza della giovinezza, dal desiderio, dalle varie forme di amore. Uno sguardo che si volge indietro per rivedere ciò che è stato in maniera onesta, diretta, poetica anche quando i confini tra realtà e surrealismo sono molto labili.

Note al margine

Ho trovato i racconti di Murakami veramente profondi, al tempo stesso leggeri, sorprendenti e, in qualche modo, consolatori. Da sempre innamorata della scrittura dell’autore giapponese e strenua amante della forma narrativa del racconto, ho riscontrato in questa opera una lucentezza stilistica e di contenuti davvero straordinaria. È certamente la scelta della prima persona singolare come io narrante che permette all’autore di prendersi gioco con molta tenerezza e ironia di sé stesso, del proprio passato, spaziando con naturalezza tra finzione letteraria e ricordi autentici autobiografici. Mi è piaciuto tantissimo il ruolo che la musica ha in questa silloge: dalla musica classica alla musica pop, numerose sono le suggestioni che emergono e non sono solo colonna sonora per l’ambientazione ma mezzi per muovere, insieme alle parole dell’autore, emozioni, riflessioni e ricordi. Non mancano riflessioni su temi importanti come gli amori impossibili, il contrasto tra la necessaria maschera per affrontare la violenza del mondo e l’autenticità, l’amarezza per una spensierata gioventù che non ritorna. A tratti commoventi, a tratti ironici, nei racconti il lettore spazia in tanti mondi e in tanti umori, tuttavia adempiscono singolarmente e nella loro somma, a consolare in qualche modo il tempo difficile di ognuno di noi, a prescindere dalle fasi della vita. E il grande insegnamento di Murakami: non è mai tardi per mettersi in gioco.  Una lettura di spicco, non fatevela sfuggire!

Il libro in una frase

«Se veder invecchiare quelle che un tempo erano delle adolescenti mi deprime, forse è perché mi obbliga ad ammettere che i miei sogni di ragazzo si sono spenti. E quando i sogni muoiono, in un certo senso per una persona è ancora più triste che non morire realmente».

(Visitato 116 volte, 1 visite oggi)
TAG:
murakami

ultimo aggiornamento: 31-03-2021


Quando abbiamo smesso di capire il mondo [recensione libro]

Dal covid a Pirandello: il Brasile visto dallo scrittore Marco Lucchesi