A partire dalla relazione alla assemblea precongressuale regionale dell’Emilia Romagna, abbiamo predisposto questo appunto che mette a fuoco in breve alcune  delle questioni essenziali proposte nel documento nazionale Anpi per il Congresso.  Non è un riassunto, ma un riepilogo parziale e del tutto informale che può essere  utile per una sommaria informazione sui contenuti del documento o come pista di  lettura del documento stesso. 

PER UNA NUOVA FASE DELLA LOTTA DEMOCRATICA E  ANTIFASCISTA 

Carla Nespolo ha tracciato la strada del rapporto unitario, del confronto con le altre  forze democratiche, della stretta relazione col mondo dell’associazionismo, che  intendiamo continuare a perseguire a maggior ragione nella situazione di  straordinaria emergenza in cui ci troviamo. Ci ha anche consegnato la propensione a  guardare sempre oltre, a osservare con spirito critico e senso di responsabilità il  mondo e il Paese che stanno cambiando, ad ascoltare le opinioni degli altri e a tenere  saldissime le radici dell’Anpi nella concreta esperienza storica della Resistenza.  

CAMBIARE L’ITALIA 

Siamo nel pieno di una tragedia mondiale a causa della pandemia e della gigantesca  crisi economica e sociale da questa determinata. Da ciò derivano la gravità,  l’eccezionalità, l’incertezza del tempo che viviamo. Per questo occorre promuovere  un’idea di profondo cambiamento e così diffondere un messaggio di speranza e di  fiducia. Questo è il tempo di una visione del futuro, la visione di un Paese che ritrova  le sue radici e dà vita ad una svolta storica che può avvenire a condizione che si  uniscano le forze della trasformazione. 

In Italia, le emergenze attuali, della salute e del lavoro, si aggiungono a tanti ritardi e  problemi antichi, di una economia in difficoltà da oltre dieci anni, di un Paese che  produce meno ricchezza e poi la distribuisce in modo ineguale e ingiusto. Il potere  pubblico è insidiato da poteri criminali. Troppi giovani abbandonano perché  all’estero trovano migliori condizioni di lavoro e di prospettive personali. Sono a  rischio le condizioni economiche e sociali. E’ l’intero sistema che si trova in 

discussione, e si produce una situazione critica per la stessa tenuta della democrazia  italiana.  

E’ necessaria una risposta straordinaria per cui l’Anpi propone una grande alleanza democratica per la persona, il lavoro, la società.  

L’Anpi delle partigiane e dei partigiani nata nel 1944 si è arricchita diventando, nel  2006 aperta agli antifascisti. Ha così definito la sua natura nazionale e popolare. 

Proponiamo non una nuova Anpi, ma un’Anpi rinnovata, un’associazione che  promuove impegno e nuove forze, che realizza uno spazio pubblico antifascista e  repubblicano. 

L’Anpi che, nella sua autonomia, dialoga con l’associazionismo, il volontariato laico  e di ispirazione religiosa, il mondo delle culture, dell’informazione, della scienza, del  lavoro, delle istituzioni e delle forze democratiche.  

Libertà, eguaglianza, democrazia, solidarietà, pace: sono questi i pilastri valoriali  della Resistenza, successivamente incarnati nella Costituzione.  

Questi sono anche gli ideali fondamentali dell’Anpi. Ideali che hanno una portata  universale con uno straordinario carattere espansivo, ma che vanno storicamente  declinati in luoghi e tempi determinati. 

La loro piena realizzazione tende ad essere un orizzonte verso cui muoversi piuttosto  che una realtà compiuta una volta per tutte.  

Si tratta di valori e ideali ancora attuali che sono messi in discussione in tanti Paesi e  realtà. Parliamo innanzitutto della libertà di stampa e di opinione, della libertà dallo  sfruttamento e dal bisogno. L’uguaglianza sembra una lontana chimera visto che  crescono e si moltiplicano le disuguaglianze.  

Dalla memoria attiva della Resistenza dobbiamo attingere l’energia e la  determinazione per affrontare la drammatica condizione presente. 

PRIMA PARTE – IL MONDO VISTO DALL’ANPI 

Ci sono almeno tre fattori di portata globale che impongono un cambiamento del  modo di pensare la politica, le culture, le società. Siamo nella situazione che viene  definita di cambio dell’orizzonte strategico. 

Il primo fattore è il cambiamento climatico per arrestare il riscaldamento del  pianeta.

Il secondo fattore è la crisi degli strumenti di governo sovranazionale. Il  riferimento è all’ONU ed alle altre Agenzie sovranazionali.  

Il terzo fattore è la rivoluzione tecnologica digitale che condizionerà i rapporti  globali per la stretta connessione con i temi della sicurezza, economica e militare.  

Occorre un cambiamento netto di prospettiva, che ciascun Paese può e deve  contribuire a determinare. Nessuno si salva da solo, come ha detto Papa Francesco. 

Il modello di sviluppo che si è affermato sul pianeta, senza differenze di regime  politico, è un modello dissipativo e distruttivo dell’equilibrio tra attività dell’uomo e  la natura  

L’obiettivo è quello di cambiare il Paese e il suo modello di sviluppo. E’ necessario  uscire dalla situazione di crisi per passare alle scelte della rinascita del Paese. 

Noi Europei: è necessario operare per una più forte unità politica dell’UE. 

Il cambio di rotta determinato dal dramma della pandemia ha segnato nella UE una  discontinuità profonda e positiva. Rimane inconfutabile una strutturale debolezza istituzionale, politica e sociale dell’Unione, dovuta anche alla mancanza di politiche  comuni su temi fondamentali quali la politica estera, l’emigrazione, il fisco e il lavoro. Giusto ispirarci alle alleanze internazionali attuali, ma non è chiaro quale sia  la nuova funzione ‒ e tantomeno il significato della natura esclusivamente difensiva ‒  della Nato. Inquieta la proliferazione di gruppi che si richiamano al nazifascismo e al  razzismo. Insomma, l’UE non si mostra ancora pienamente all’altezza della sfida  globale. Continuiamo ad ispirarci al Manifesto di Ventotene. 

Il mondo in cui viviamo: In questo attuale mondo c’è un generale indebolimento  delle democrazie. Questo vale per le democrazie cosiddette illiberali, in cui, pur in  presenza di elezioni, si nega di fatto la divisione dei poteri e si tende ad asservire il  potere legislativo e quello giudiziario all’esecutivo, a conculcare i diritti e le libertà  civili, ma vale anche, sia pur in modo diverso, per le democrazie rappresentative,  svuotate di effettiva partecipazione popolare e con una crisi dei partiti, in particolare  dei partiti “storici”, sempre più marcata, sia pur in forme diverse a seconda degli  Stati. Colpisce la pressoché totale scomparsa dell’accezione di “democrazia sociale”,  cioè di una democrazia che, salvaguardando le conquiste del liberalismo, vada oltre,  affinché le libertà e i diritti declamati siano effettivamente praticati. Pensiamo ad un  mondo nuovo con un controllo pubblico dell’economia e della finanza. Pensiamo a  vincoli e regole per un sistema produttivo privato che opera al di fuori ed al di sopra  di ogni legislazione nazionale. In sostanza, la politica deve tornare al posto di  comando.

SECONDA PARTE – L’ANPI E LA SFIDA DEL PRESENTE 

L’Anpi è un soggetto che fa tesoro della memoria per intervenire nel presente e per  disegnare il futuro.  

L’Anpi come tutte le formazioni sociali, è un soggetto politico, ma mentre tutti i  partiti sono soggetti politici, non tutti i soggetti politici sono dei partiti. L’Anpi non  era, non è e non sarà mai un partito. La sua forza morale, ideale e pratica deriva dalla  sua natura di “associazione che unisce”, dalla parte della Costituzione.  

Proprio perché portatrice di una visione laica e libera della cittadinanza attiva, l’Anpi  ha avanzato la proposta della grande alleanza democratica e antifascista per la  persona, il lavoro e la socialità, raccogliendo un’adesione ampia di movimenti,  associazioni, sindacati, forze politiche, ed in primo luogo di associazioni partigiane. Il  respiro di tale proposta infatti richiede innanzitutto il concorso di tutte le associazioni  nate dalla comune esperienza della Resistenza. Tali associazioni si sono divise e  articolate in ragione di uno scenario politico da tempo scomparso, e va perciò avviato  un percorso che prenda atto del superamento delle antiche divisioni nella prospettiva  di una sempre maggiore vicinanza. 

Tale proposta nasce dalla estrema gravità della situazione del Paese, dall’urgenza di  una risposta unitaria come unica risposta storicamente e logicamente possibile, dalla  necessità di non giocare più soltanto di rimessa, criticando o contestando questo o  quel fenomeno di deriva della democrazia, ma viceversa di andare all’attacco,  svolgendo un ruolo positivo e propositivo. In sostanza, questo è il momento di una  piena assunzione di responsabilità nazionale e generale, a maggior ragione di fronte  alla mancanza di soggetti partitici in grado di svolgere un’analoga funzione di  “levatrice” di una nuova fase della lotta democratica e antifascista. 

Questa scelta dell’Anpi è pienamente coerente con le sue radici e fa leva sul carattere  autonomo e unitario dell’Associazione.  

L’antifascismo e l’antirazzismo oggi 

Dobbiamo essere sempre in prima fila nella denuncia dell’attività squadristica in ogni  sua forma, dei tentativi revisionistici che si sono moltiplicati negli ultimi anni con  l’evidente disegno di ridare legittimità storica e politica al ventennio. 

La Resistenza, la guerra, il dopoguerra, la Costituente, la Costituzione sono temi  straordinariamente attuali. Eppure stiamo assistendo a un’offensiva revisionista senza  precedenti, tesa a screditare il movimento partigiano e l’intera lotta di Liberazione. 

Una nuova statualità democratica e antifascista  

In verità le istituzioni di questo Paese non sono mai diventate pienamente  “antifasciste”, come vorrebbe la Costituzione; e ciò perché non sono stati fatti fino in  fondo i conti col fascismo, non si è insegnato sul serio che cosa è stato veramente il  fascismo. La negazione delle liberta’, i crimini commessi, il regime dispotico, le  guerre, l’alleanza con il nazismo. 

Per l’Anpi e’ opportuno mettere a punto un’idea di Stato che coniughi la sua  necessaria modernizzazione con l’attuazione del disposto costituzionale e con un  profondo arricchimento della natura della democrazia italiana, a partire dal dettato del  secondo comma dell’art. 3 della Costituzione: “E` compito della Repubblica  rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà  e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e  l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e  sociale del Paese”.  

In coerenza con queste idee vengono precisate una serie di proposte su temi quali:  

– Lo Stato, le imprese e i lavoratori  

– Il Parlamento, le Regioni, gli enti locali 

– I beni comuni  

– L’immigrazione e L’emigrazione  

– La sanità’, La scuola, La giustizia  

– I giovani  

– le donne  

– Il lavoro e l’occupazione 

– La pace e il disarmo 

– L’informazione  

Su questi temi ed anche su altri ugualmente importanti l’ANPI avanza valutazioni e  proposte articolate sempre con riferimento ai principi democratici e costituzionali. L’attuazione piena della costituzione è l’orizzonte per cui ci impegniamo. 

L’organizzazione 

Dal Congresso Nazionale che abbiamo celebrato nel maggio del 2016, l’Anpi è stata  diretta da tre Presidenti: Carlo Smuraglia, Carla Nespolo, Gianfranco Pagliarulo, fatto  unico nella lunga storia dell’Associazione. Negli ultimi anni l’attività dell’Anpi è  stata condizionata dalle restrizioni imposte dalla pandemia e dalla tragica malattia di  Carla Nespolo. Nonostante questo, l’insieme dell’Associazione ha svolto un lavoro di  straordinaria quantità e qualità, scandito da tanti eventi nazionali e locali. Grazie a  queste attività e alla forte presenza dell’Anpi nel dibattito pubblico, l’Associazione  conta oggi circa 130 mila iscritti e gode, in sostanza, di buona salute con un andamento che appare in controtendenza rispetto in particolare alle adesioni ai partiti.  

L’età media degli iscritti è elevata e occorre di conseguenza, come già detto, una  specifica attenzione ai giovani, con l’obiettivo di dar vita a una nuova leva di  antifascisti. Va inoltre prestata una particolare attenzione alle donne che costituiscono  la maggioranza del Paese.  

In questa fase di rinnovamento, nella confusa situazione politica e sociale del Paese,  vanno a maggior ragione rigorosamente osservate le regole statutarie e, assieme, va  elevata la qualità del dibattito politico-culturale potenziando le proposte ed il lavoro  della formazione degli iscritti e dei dirigenti. Va valorizzato il pluralismo,  contrastando in modo energico personalismi e provincialismi, evitando posizioni  pregiudiziali e contrapposte in primo luogo degli organismi dirigenti, con l’obiettivo  di arrivare ad una sintesi positiva. 

L’esperienza ha dimostrato l’utilità della nomina da parte del Comitato nazionale di  un coordinatore per ognuna delle grandi aree geografiche che corrispondono al Nord,  al Centro e al Sud d’Italia, con l’incarico di coadiuvare la Presidenza e la Segreteria  nazionale nella gestione della Associazione. È opportuno confermare questa scelta.  

Più complesso è il tema dei coordinamenti regionali, che hanno dato vita in questi  anni a esperienze eterogenee. Sembra preferibile delegare una decisione al riguardo  alle strutture provinciali di ciascuna regione d’intesa col Comitato Nazionale. 

Vanno estese le opportunità di costruire autonome Sezioni ANPI sia nel territorio sia  nei luoghi di lavoro e di studio. Non va esclusa la possibilità di sdoppiare le sezioni  con un elevato numero di iscritti.  

Viene confermata la scelta di dar vita al coordinamento nazionale donne. Andrà rivista la composizione dell’organismo, al fine di renderlo maggiormente  rappresentativo e diventare un organismo agile e radicato nel contesto dell’attualità  politica, attivo nella rete delle associazioni che si occupano di tematiche di genere.  

Va rivolta una speciale attenzione alla formazione interna, oggi essenziale anche a  causa del forte ricambio fra gli iscritti; si immaginano tre livelli: una formazione di  base, una formazione intermedia ed una formazione specialistica. 

Un importante strumento politico di conoscenza e di orientamento è l’anagrafe degli  iscritti. Oggi vi sono 65 Comitati provinciali presenti in anagrafe per un totale di  

90.000 iscritti registrati (su circa 130.000), a fronte di 26 Comitati provinciali non  ancora registrati. Si tratta di un adempimento sottovalutato da parte di alcune realtà.  

Nella Federazione Internazionale Resistenti (FIR) l’Anpi è presente con un  vicepresidente e due componenti dell’esecutivo. Va portato avanti uno sforzo per un  suo rinnovamento e una maggiore capacità d’intervento.  

Le regole dell’Anpi  

Qualsiasi comunità piccola o grande si organizza in base a un sistema di regole.  

Le regole dell’Anpi sono fissate nello Statuto e nel Regolamento. Tali regole vanno  sempre interpretate in modo rigoroso, al fine di una migliore efficacia dell’attività  complessiva dell’Associazione.  

I dati del tesseramento 2019 e i primi dati del 2020 confermano un forte  rafforzamento dell’Anpi.  

Una particolare attenzione va prestata alle pagine dell’Associazione sui social. La  prudenza e il buon senso devono ispirare qualsiasi intervento affidato a questi  strumenti, evitando prese di posizione e commenti che contraddicano gli orientamenti  dell’Anpi o che si prestino ad attacchi da parte degli avversari politici. Chi segue le  pagine deve attivare un grande senso di responsabilità distinguendo sempre le  legittime ma personali opinioni dal punto di vista dell’associazione.

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