Nonostante tutto, a Viareggio è ancora Carnevale. Ma il 2015 deve essere la svolta

VIAREGGIO. Un mare di folla in Piazza Mazzini, sotto un sole scintillante e insolitamente tiepido per i rigori dell’inverno, assiste alla parata dei carri di Carnevale più grandi al mondo. I mascheroni di cartapesta sono talmente alti che sembrano quasi toccare i tetti di palazzine e alberghi della Passeggiata. Sembra una bellissima cartolina da Viareggio. Che rischia di finire dritta dritta nell’album dei ricordi.

Diciamolo senza troppi preamboli: se non ci fosse stato l’intervento salvifico della Regione Toscana, oggi domenica 1° febbraio i carri non avrebbero sfilato sui viali a mare. Ma non per un mero ritardo sulla tabella di marcia: non ci sarebbe stato alcun Carnevale. E anche sulla prossima edizione aleggiano incertezze. Parole scritte con un nodo alla gola ma doverose per onestà intellettuale verso gli amanti della manifestazione e, più in generale, i viareggini.

foto Marco Pomella
foto Marco Pomella

Il commissario straordinario della Fondazione Carnevale Stefano Pozzoli lo ha dichiarato giustappunto una settimana fa: il 2015 sarà un anno chiave per le sorti di Burlamacco. Con la Regione che, di fatto, ha esaurito con il milione e 600mila euro i contributi per il prossimo biennio, con il Comune impossibilitato a finanziare alcunché dopo la dichiarazione del dissesto finanziario, diventerà vitale la ricerca di nuove sponsorizzazioni o di fondi statali (senatori Marcucci e Granaiola, a che punto siamo con il disegno di legge sul Carnevale?). Le alternative, in verità, si contano sulle dita di una mano: o si tagliano alcune voci – c’è chi suggerisce di ridurre il numero di opere in concorso, altri propongono di accorciare il circuito dei viali a mare -, o il Carnevale si ferma. E, in un contesto del genere, prendersi un anno sabbatico equivarrebbe a un eterno riposo.

Negli ultimi mesi si è detto e scritto di tutto sul Carnevale. Che avrebbe tolto, ad esempio, risorse fondamentali agli asili nido, all’impiantistica sportiva, al sociale, alla cantieristica – e per l’edizione 2015 il Comune non ha sganciato un euro. Se ancora non si fosse capito, è una guerra tra poveri. E un evento che porta comunque lavoro ad alberghi, bar, ristoranti – tanto per citare i casi più lampanti di beneficiari – e attira turisti italiani e stranieri non può essere la causa di tutti i mali di Viareggio.

Certo, si può migliorare – e non l’abbiamo mai negato. Ma non è questo il momento delle critiche: per quello si può aspettare un mese esatto, quella domenica 1° marzo che seguirà l’ultimo corso mascherato. Solo allora sarà legittimo tirare le fila dopo cinque finesettimana di festeggiamenti e dare suggerimenti. Adesso la città deve diventare consapevole di questo equilibrio precario e stringersi più che mai attorno all’unica manifestazione che ancora la tiene in piedi: ognuno di noi scelga la via che ritiene più opportuna. Lasciare da parte i dissapori e le “polemiche a prescindere” sarebbe già un ottimo inizio. Buon Carnevale, Viareggio.

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