Intrigo bretone [Recensione libro]

Metti una città blu nel cuore della Bretagna, gli echi di una scuola di pittura nota grazie a Gauguin, le suggestioni della Finister, là dove finisce la terra e inizia l’Atlantico. A tutto ciò si aggiunge un affascinante investigatore Daupin con i suoi taccuini firmati Clairfontaine, una vittima di oltre novanta anni in vista e uccisa nel bel mezzo dell’alta stagione. Mischiando con un linguaggio agile, ironico e accogliente, l’intrigo bretone è pronto per essere gustato da lettori di ogni tipo. Grande è infatti il magnetismo di cui è capace questo libro, opera Bannalec che inaugura con questo episodio le storie dell’ispettore Daupin. La narrazione è davvero intrigante, i risvolti inattesi, storie, suggestioni, ipotesi e segreti si intrecciano. Grande è la capacità dell’autore di trasmettere tutte le venature della terra Bretone che conosco bene e che Bannalec ha saputo trasmettere con grande poesia, onestà e magia. Daupin, inviato dalla centralissima Parigi ai confini della Francia, è un personaggio che conquista il lettore: alle prese con i suoi rituali, come la lettura dei quotidiani per comprendere meglio i bretoni, ai suoi confronto con una popolazione tutta da scoprire di cui deve guadagnarsi il rispetto e la stima, entra facilmente nella testa di chi legge. Pagina dopo pagina si resta impigliati nell’intrigo fino al sorprendente epilogo. Una lettura consigliata a chi cerca un giallo per calarsi in atmosfere e intrighi efficienti per trasportare il lettore nel cuore della storia, dei suoi personaggi, dei suoi luoghi.

 

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