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Massarosa, l’opposizione chiede la sfiducia dell’assessore Puccetti: “Revocare subito le deleghe”

La bufera politica scatenata dal post discriminatorio dell’assessore al sociale Alberta Puccetti si trasforma in una vera e propria crisi istituzionale. Sei consiglieri comunali dell’opposizione di Massarosa hanno infatti presentato una mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore, chiedendo al sindaco Simona Barsotti la revoca immediata delle deleghe.

Il documento, firmato da Pietro Bertolaccini, Marzia Lucchesi, Alberto Coluccini, Nicola Morelli, Michela Dell’Innocenti e Pietro Cima, arriva a distanza di pochi giorni dal controverso post pubblicato su Facebook dall’assessore, nel quale minacciava di non ricevere i cittadini che non avessero partecipato ai referendum dell’8 e 9 giugno.

La mozione: “Comportamento incompatibile con la funzione pubblica”

«Il contenuto del messaggio pubblicato dall’assessore Puccetti appare gravemente lesivo del principio di rappresentanza democratica e del dovere istituzionale di equità e imparzialità che devono caratterizzare l’azione amministrativa», si legge nella mozione depositata presso gli uffici comunali.

I consiglieri di opposizione non usano mezzi termini nel definire le dichiarazioni di Puccetti «fortemente divisive e discriminatorie nei confronti di una parte della cittadinanza che, legittimamente, può aver scelto di non partecipare alle consultazioni elettorali». Secondo i firmatari, l’assessore avrebbe «di fatto subordinato la possibilità di ascolto e supporto a un presunto “merito civico”, violando il principio di uguaglianza sancito dall’art. 3 della Costituzione italiana».

Nel documento si sottolinea come il post abbia configurato «un comportamento pubblico incompatibile con la funzione di Assessore, che deve operare nel rispetto di tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro convinzioni politiche e dalla loro partecipazione al voto».

Le richieste all’amministrazione comunale

La mozione impegna formalmente il sindaco Barsotti «a revocare le deleghe e l’assessorato ad Alberta Puccetti», mentre chiede all’intera amministrazione comunale di «prendere pubblicamente le distanze dal contenuto del suddetto post, riaffermando i valori costituzionali di inclusività, rispetto e uguaglianza dei cittadini dinanzi alle istituzioni».

Particolarmente duro il passaggio in cui si evidenzia come «la mancata presa di distanza da parte dell’Amministrazione costituirebbe un grave precedente e un’indebita legittimazione di comportamenti non conformi ai principi democratici».

Le scuse tardive non placano la polemica

Le scuse arrivate successivamente dall’assessore Puccetti non sembrano aver placato la polemica. Nel suo post di chiarimento, l’assessore chiede scusa se qualcuno si è sentito offeso dal suo post. Era uno sfogo a caldo dopo aver appreso del fallimento referendario e precisa che l’ufficio di assessore al sociale mi vedrà sempre disponibile per tutti i cittadini che ne avranno bisogno, a prescindere dal colore politico e dalle scelte elettorali.

Anche la solidarietà e la difesa del sindaco Barsotti e del PD di Massarosa, che aveva definito le parole dell’assessore come «uno sfogo comprensibile» sottolineando l’impegno di Puccetti nell’attività amministrativa, non hanno impedito la presentazione della mozione di sfiducia.

I risvolti legali e istituzionali

Dal punto di vista giuridico, le dichiarazioni originarie dell’assessore aprono diversi fronti di potenziale responsabilità. La minaccia di subordinare l’esercizio delle funzioni pubbliche al controllo dell’orientamento politico dei cittadini potrebbe configurare il reato di abuso d’ufficio, previsto dall’articolo 323 del Codice Penale.

Sul fronte della privacy, la richiesta di esibizione della tessera elettorale per verificare l’avvenuta partecipazione al voto viola il Regolamento Europeo sulla Protezione dei Dati (GDPR), che vieta il trattamento di dati personali relativi alle opinioni politiche. Inoltre, l’articolo 48 della Costituzione garantisce la libertà e la segretezza del voto, principi che verrebbero compromessi da qualsiasi forma di controllo successivo sulla partecipazione elettorale.

La tessera elettorale non può essere utilizzata come strumento di discriminazione o controllo politico, e la sua consultazione da parte di un pubblico amministratore per fini diversi da quelli istituzionalmente previsti configurerebbe una grave violazione della normativa sulla protezione dei dati personali, punibile con sanzioni amministrative fino a 20 milioni di euro.

Un caso che divide l’amministrazione

La vicenda sta dividendo profondamente l’amministrazione comunale di Massarosa. Da un lato l’opposizione che chiede con forza le dimissioni dell’assessore, dall’altro il sindaco che continua a difendere la sua collaboratrice, pur riconoscendo l’inopportunità delle dichiarazioni.

La mozione di sfiducia dovrà ora essere discussa in Consiglio Comunale, dove si misurerà la reale tenuta della maggioranza e la volontà politica di prendere provvedimenti disciplinari nei confronti di Puccetti.

Le dichiarazioni dell’assessore, infatti, potrebbero essere oggetto di segnalazione all’Autorità Nazionale Anticorruzione per violazione dei doveri di imparzialità e correttezza, oltre che al Garante per la Protezione dei Dati Personali per la minacciata violazione della privacy dei cittadini. Non è escluso che la vicenda possa avere ripercussioni anche sul piano disciplinare interno all’amministrazione comunale, considerando che il comportamento tenuto appare in contrasto con i codici di condotta che regolano l’attività dei pubblici amministratori.

La gravità delle affermazioni, infatti, non viene completamente sanata dalle scuse successive, che non cancellano la dimostrazione di una preoccupante incomprensione dei doveri istituzionali che ha portato l’opposizione a chiedere un passo indietro definitivo.

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