VIAREGGIO. “Il premio Viareggio, nella percezione comune degli addetti (scrittori in primis) resta il riconoscimento meno mercantile e più qualificato, per la tradizione che vanta e anche per il meccanismo di votazione (solo giuria tecnica di notevole livello). Mai dimenticare che Strega e Campiello non registrano, tra i premiati, nomi come quelli di Calvino, Gadda e Bilenchi… La sensazione comune, ancora oggi, è che il Viareggio, sia pure con alti e bassi fisiologici, ha sempre premiato la qualità. Dunque oggi più che mai richiederebbe un rilancio (di immagine) in nome della qualità letteraria, in una fase in cui altri premi (per non dire di gran parte della critica) tendono a consacrare ciò che è già ampiamente riconosciuto dal mercato”.

È quanto scrive Paolo Di Stefano, finalista Premio Viareggio 2013 con il romanzo “Giallo d’Avola” Sellerio editore.

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ultimo aggiornamento: 29-08-2013


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