LUCCA. La Fillea-Cgil della Provincia di Lucca, in merito alla proposta della Regione Toscana sui vincoli all’estrazione del nuovo piano paesaggistico regionale “vuole esprimere forte preoccupazione per quanto al momento definito. Anche perchè specialmente e in particolar modo penalizzante per il nostro territorio Versiliese e della Garfagnana.

“La crisi che sta continuando a perdurare nel paese impone secondo noi un obbiettivo e una priorità assoluta, il lavoro. Creare nuovo lavoro e difendere il lavoro che c’è. Abbiamo il timore che i vincoli proposti nel piano paesaggistico vadano nella direzione opposta a questa priorità.

“La critica in primo luogo e per il metodo. Noi crediamo che intervenire su questioni così delicate che riguardano il complesso mondo del marmo che sono la vita di dipendenti e imprese non possa prescindere prima di tutto da un confronto diretto con il nostro territorio. Altrimenti si rischia di vedersi proporre dall’alto vincoli incomprensibili ed iniqui alimentando la rabbia da parte della gente.

“Nei mesi scorsi a proposito della modifica della legge regionale 78 del 3 novembre 1998 sull’estrazione abbiamo partecipato al tavolo del marmo promosso dai sindaci del territorio a Seravezza coordinato dal sindaco Ettore Neri. A questo tavolo hanno potuto predisporre posizioni e proposte tutte le parti sociali e anche le associazioni ambientaliste. Credo questo sia il metodo giusto di lavorare e invito l’Assesore Marson a leggersi quel Dossier inviato alla Regione Toscana dove troverà spunti interessanti per lavorare positivamente.

“Colgo anche l’occasione però per dire ad alcuni imprenditori delle cave che la situazione piano piano diventerà indifendibile se non si agisce concretamente al fine di creare più posti di lavoro nella trasformazione e nella filiera del marmo. La nostra proposta di rendere trasparente attraverso la tracciabilità del marmo prodotto va realizzata e colta come l’assoluta necessità di far lavorare o almeno semilavorare i blocchi sul territorio. Queste, e altre nostre proposte, tutte documentate e illustrate sia in sede di ormai ex Distretto Lapideo regionale e poi nelle osservazioni al piano del parco non possono essere licenziate come utopie vetero comuniste.

“Bisogna decidere che una percentuale x di estratto deve essere lavorata in loco con marchio di prodotto territoriale ed incentivare agevolando fiscalmente da parte delle istituzioni le cave che vendono ad aziende di trasformazione del territorio. Necessita inoltre fare trasparenza sull’effettiva vera fatturazione del costo dei blocchi di marmo per evitare che qualcuno possa dimostrare che sia una materia prima che arricchisce pochi, magari anche in maniera poco trasparente a discapito dei cittadini e imprese oneste tartassati da tasse e gabelle.

“O tutto il territorio con Istituzioni e Parti Sociali, fanno un patto e vanno in questa direzione o altrimenti future proposte di legge per chiudere e/o contingentare ai minimi termini l’estrazione diventeranno concrete.
Pertanto bisogna difendere il lavoro e creare più lavoro regolare nella legalità e nella sostenibilità ambientale per arricchire tutto il territorio. Solo così potremmo continuare a difendere l’estrazione del marmo.”

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ultimo aggiornamento: 23-02-2014


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