FORTE. Ha anteposto il gruppo, ai singoli. Ha tenuto unito uno spogliatoio di campioni, che si sono dimostrati uomini. Roberto Crudeli raccoglie i frutti di un lavoro estenuante, cominciato lo scorso autunno: “È una gioia immensa, abbiamo compiuto un’impresa epica”. Parole che non sono pronunciate a caso, che arrivano al termine di un’annata dove prima del trionfo erano arrivate cocenti delusioni. “Una squadra che vuole vincere deve saper convivere con le pressioni. Quando abbiamo perso, lo abbiamo sempre fatto con onore”, spiega con lucidità nonostante tutti intorno a lui festeggino.

Non ha intenzione di smettere, Crudeli. Continuerà a giocare e, contestualmente, ad allenare. “Ne parlerò con la società, ma questa è la mia intenzione, mi sento bene e credo di poter andare ancora avanti”. Un domani ancora tutto da scrivere ed un presente tutto da vivere. Inevitabile la dedica: “Il primo pensiero va a mio padre, che è morto nel 1983, due anni prima che io iniziassi a giocare. Mi dispiace solo che non sia qui con me a gioire. Condivido la gioia con mio figlio e la mia famiglia”.

Crudeli approfitta di una serata che entra di diritto nella storia di Forte dei Marmi per lanciare quella che lui non definisce una richiesta d’aiuto, bensì un messaggio: “Adesso tutti devono svegliarsi e darci una mano. La società ha compiuto sforzi notevoli, ma è necessario che chiunque faccia la sua parte per portarci a raggiungere altri traguardi”.

 

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ultimo aggiornamento: 24-05-2014


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