PIETRASANTA. Il Coordinamento delle Imprese Lapidee Apuo-Versiliesi, il Consorzio Cosmave, il CAM, Assindustria Lucca, Assindustria Massa Carrara, la Lega Cooperative Massa Carrara e il Consorzio Marmi della Garfagnana hanno indirizzato una lettera al Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, e ai Consiglieri della sesta e terza Commissione regionale.

Nell’imminenza della riunione della 3.a e 6.a Commissione del Consiglio Regionale che discuterà la delibera 485 di variazione del PIT con valenza paesaggistica, il messaggio inviato pone, ancora una volta, la gravissima questione del rischio chiusura di tutto il settore Lapideo regionale se il Piano verrà approvato così com’è.

Ai destinatari le imprese si rivolgono al fine di un dovuto ascolto, finora rigettato,  e con la richiesta di voler considerare quanto, allo stato attuale, un passaggio amministrativo così importante senza il coinvolgimento diretto delle aziende potrebbe essere dannoso per la popolazione e i lavoratori che vivono in virtù dell’esistenza del comparto marmifero e lapideo nella Regione Toscana.

Le imprese non vogliono una vita senza futuro:  non lo vogliono per le innumerevoli famiglie che basano il loro benessere e prospettano il futuro dei loro figli grazie al loro lavoro; non lo vogliono perché il lavoro è dignità; non lo vogliono in quanto coscienti del fatto che l’essere produttivi è fonte di orgoglio e appartenenza; non lo vogliono perché conoscono l’importanza del contribuire con coscienza e dovere al Bene del territorio e della Nazione. Non lo vogliono, soprattutto, perché sanno quanto valore ha il lavoro dei padri nella costruzione del futuro dei figli, dei giovani.

Ma, allo stato dell’arte, norme violentemente impattanti, così come incluse nel Piano, senza le debite verifiche e il dovuto confronto con le aziende, sono la più grande incognita per quel  futuro, invece, auspicato.

Il Presidente e i consiglieri sono stati informati nella missiva del loro sbigottimento nel constatare come, dichiarazioni false e ingiuste, rilasciate in ambito istituzionale nazionale dall’Assessore Marson e da altri funzionari della Regione Toscana e della Direzione Regionale della Toscana, screditano il territorio e hanno fatto si che la questione delle cave venisse liquidata con un: “in quel conflitto non c’è la difesa di un’attività imprenditoriale importante, trattandosi di un’attività di distruzione di un patrimonio paesaggistico senza significative ricadute nemmeno dal punto di vista occupazionale e della qualità dell’attività produttiva”. Di certo un’esposizione calunniosa e inaccettabile a maggior ragione ove questa è resa da amministratori pubblici in sede governativa nazionale. E altrettanto inaccettabile appare una ulteriore presa di posizione dell’Assessore Marson che ha dichiarato di non volersi sedere al tavolo con i “cavatori” perché gli stessi hanno fatto ricorso preventivo al TAR.

Ma non di soli cavatori si tratta. Con orgoglio il comparto lapideo include grandi maestranze, fresatori, palisti e gruisti, tecchiaioli e lucidatori, geologi e ingegneri, rifinitori a mano, scultori, ornatisti, elettricisti e meccanici, autisti, idraulici e programmatori di controlli numerici. Dalle mani di questi uomini e dalle cave sono usciti il David e La Pietà di Michelangelo, per secoli da queste montagne è partita la pietra nobile che viene calpestata in migliaia di metri quadrati nel mondo, testimoni delle più importati architetture rinascimentali, simbolo della formidabile superiorità della nostra cultura italiana. Il nostro Paese è il prodotto perenne, secolare, faticato del lavoro dell’uomo.

La storia di questo territorio è una storia ininterrotta, fatta di opere di arte e di architettura che, partendo da questa terra hanno affollato il mondo. Un fiore all’occhiello della Nazione, prima ancora che del territorio toscano. Le aziende sono artefici di questa storia, fatta di lavorazione, oltre che di escavazione. Non è vero che le nostre montagne sono spogliate, che non ci sono filiere di trasformazione locale. Le aziende lapidee del territorio apuo-versiliese non esisterebbero se non ci fosse alle loro spalle una montagna con i suoi marmi, sempre più trainanti, che innescano un meccanismo di trascinamento di altre pietre che nel mondo si comprano, che qui vengono lavorate e di nuovo esportate nel mondo. Le aziende di trasformazione non potranno sopravvivere senza i marmi delle Alpi Apuane.

La Regione ha lavorato su un orizzonte legislativo così complesso senza l’apertura di un tavolo con le imprese del settore lapideo toscano, senza valutare le incertezze in cui l’approvazione del Piano Paesaggistico getta sulle attività, senza curarsi delle conseguenze occupazionali che l’entrata in vigore delle norme di salvaguardia di fatto potrà provocare. E fino a questo momento, nonostante le numerose richieste, gli imprenditori e le Associazioni Datoriali e dei Lavoratori delle aziende interessate dal Piano Paesaggistico e dalla legge n.78/98 sono stati tagliati fuori da ogni discussione.

La fretta di chiudere e portare avanti questi provvedimenti senza un confronto porterà solo a ricorsi e contestazioni, in un crescendo di difese e tutele che avranno come effetto solo quello di mettere in ginocchio un settore dell’economia Toscana. Chi risponderà dei danni economici e sociali che queste norme potranno provocare?

Al Presidente Rossi e ai Consiglieri le imprese e le cooperative chiedono di adoperarsi affinché venga chiusa questa fase di incertezza. Chiedono di prodigarsi al fine della tanto auspicata apertura di un dialogo fattivo che assicuri il giusto futuro alle imprese e al territorio. Chiedono che nelle norme di salvaguardia sia previsto il mantenimento del regime normativo autorizzativo attualmente vigente, in modo da garantire la sopravvivenza delle aziende e del loro lavoro. E comunicano che difenderanno questa sopravvivenza con le più forti e determinate iniziative di tutto l’intero comparto lapideo toscano.

 

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ultimo aggiornamento: 25-06-2014


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