Dopo la pausa per il 29 giugno, appuntamento numero 43 per DA UOMO A UOMO, la rubrica di Versiliatoday dedicata alla sessuologia, all’andrologia e all’urologia, curata dal dottor Luca Lunardini.

DOTTORE NON VOGLIO PIU’ FIGLI!

LA LEGATURA DEI DEFERENTI: UN CASO TUTTO ITALIANO!

Mille possono esserne i motivi, ma non è infrequente (purtroppo anche complice l’imperante crisi economica!) ascoltare, negli ambulatori uro-andrologici, una domanda\richiesta del tipo: “Dottore, vorrei quel piccolo interventino, sa quello per non avere più figli…”

Si tratta della LEGATURA E SEZIONE DEI DOTTI DEFERENTI, ANCHE NOTA COME VASECTOMIA.

Da molti considerata, nell’ambito delle metodiche a lungo termine, un metodo contraccettivo maschile efficace e sicuro. L’intervento è, in sé, molto semplice consistendo nel taglio e nella legatura dei dotti deferenti dell’uomo, tubicini in cui viaggiano gli spermatozoi prima di mescolarsi al liquido spermatico (gli assidui lettori di Da Uomo a Uomo sono avvantaggiati: di questo sanno già molto). Dopo l’operazione l’uomo diventa sterile, poiché il suo liquido seminale non può essere raggiunto dagli spermatozoi, tuttavia la pratica non inibisce a nessun livello l’erezione del pene o il raggiungimento dell’orgasmo nell’uomo, come a volte temono i pazienti. La vasectomia è un intervento di piccola entità, sicuro e poco traumatico.

 

UN PO’ DI STORIA – Da punizione ad anticoncezionale

Nel tempo non sempre la sterilizzazione è stata effettuata per esigenze cliniche o contraccettive. Il termine “sterilizzazione” è stato anche sinonimo di atrocità e punizioni; si ha notizia di interventi di sterilizzazione punitiva inflitta ai prigionieri politici o come pena verso persone colpevoli di delitti sessuali. Per non parlare del ricorso a quella terrificante forma di sterilizzazione, detta eugenia, il cui scopo era il miglioramento della “razza“ e che è stata condannata come crimine contro l’umanità.

Al contrario la sterilizzazione curativa o terapeutica, tesa cioè a salvaguardare la salute del soggetto, non ha mai suscitato particolari problemi di natura etica, basta pensare alla legatura dei deferenti per prevenire fenomeni di infiammazioni ricorrenti a carico dei testicoli.

Caso a parte, e percentualmente di gran lunga più importante è, infine, il suo uso nella regolazione delle nascite: è la sterilizzazione contraccettiva o anticoncezionale, argomento del nostro articolo.

 

L’ENTITÀ DEL FENOMENO

Le stime mondiali sulla vasectomia parlano di 50-60 milioni di uomini sterilizzati e del 5% delle coppie in età riproduttiva che hanno scelto questo metodo di contraccezione definitivo. La pratica è particolarmente diffusa in Nuova Zelanda (23% della popolazione maschile!), Stati Uniti, Olanda (11%), Australia (10%), Cina (8%), India e Gran Bretagna (7%).

 

IL CASO ITALIANO

In Italia il ricorso alla vasectomia è molto limitato rispetto ad altri Paesi europei ed è soprattutto svantaggiato dall’assenza di una legislazione chiara in merito. È anche difficile stabilire l’incidenza di vasectomie nel nostro Pease. Sul database on-line del Ministero della Salute emergono dati molto interessanti ma piuttosto incompleti. Essi dimostrerebbero che in Italia, dal 1999 al 2003, sono stati effettuati 1145 interventi di vasectomia ma solo 400 di sterilizzazione maschile.

Tuttavia negli ultimi anni si è assistito ad un cambiamento di valutazione verso questo intervento, che dall’essere considerato come una mutilazione grave ed invalidante è oggi riconosciuto quale diritto individuale. Oggi l’orientamento giurisprudenziale italiano, grazie all’abrogazione della norma che proibiva la sterilizzazione e la legittimità della vasectomia sancita da importanti sentenze giuridiche, tende a ritenere pienamente lecita la sterilizzazione consensuale. Ciononostante manca ancor oggi, nel sistema normativo, una regolamentazione organica di questa attività medico-chirurgica (benché il parlamento abbia annunciato svariati progetti di legge ma a tutt’oggi tutti fermi nelle pastoie e lungaggini della politica nazionale), e questo rende, ancor oggi, negli ospedali Pubblici, un po’ faticoso il percorso burocratico per giungere all’intervento.

 

 

DESCRIZIONE DELLA TECNICA

Si tratta di un semplice ma delicato intervento chirurgico che si effettua nella maggior parte dei casi in anestesia locale. La durata dell’intervento, in genere, non supera i trenta minuti ed è eseguita in Day-Surgery. Dopo la incisione della cute scrotale si effettua l’esteriorizzazione del deferente dalla breccia cutanea, la sua sezione e la legatura dei due monconi (per legare oltre ai fili si possono usare clips vascolari, elettrocoagulazione) magari con ripiegatura dei monconi o interposizione con la fascia deferenziale richiusa sul moncone che statisticamente offre maggiori garanzie di successo specie nei soggetti giovani. La cosa va fatta, ovviamente, su ambedue i testicoli (!).

 

LE COMPLICANZE: LIEVI E RARE

Non esistono particolari controindicazioni all’intervento di vasectomia, ma alcune situazioni cliniche rendono l’intervento rischioso, come l’allergia agli anestetici locali oppure la presenza di infezioni. Vi sono inoltre alcune patologie che aumentano il rischio di fallimento o rendono difficoltosa la performance chirurgica, come pregressi traumi scrotali, idrocele, varicocele, pregressi interventi nella zona.

Le complicanze immediate, post-chirurgiche, che possono insorgere sono di lieve entità e comuni a ogni intervento, vale a dire ematoma e infezione della ferita.

I medici hanno a lungo discusso sull’aumentato rischio di cancro prostatico, di tumore testicolare e di malattie cardiovascolari in seguito alla vasectomia, ma studi e analisi degli ultimi anni non hanno dimostrato l’esistenza di questa correlazione.

 

DOPO L’INTERVENTO

Bisogna precisare che l’uomo non diventa sterile immediatamente dopo l’intervento: dopo l’operazione, restano sempre alcuni spermatozoi attivi nel liquido seminale: il risultato definitivo si ottiene dopo circa 90 giorni e deve essere confermato da almeno 3 spermiogrammi consecutivi. Durante questo lasso di tempo il paziente e la partner dovranno adottare metodi contraccettivi ausiliari.

Esiste una remota possibilità che l’operazione fallisca (meno dell’1 %) e che quindi la partner del paziente possa rimanere incinta dopo il normale periodo di tre mesi, che si considera a rischio. Ciò accade se i dotti non vengono bloccati completamente durante l’intervento o, in casi ancor più rari, se le estremità tagliate del dotto si uniscono da sole, o un’apertura si allarga in modo tale da far passare lo sperma.

Il paziente continuerà a emettere sperma (!) ma questi sarà formato solo dal liquido secreto dalla prostata e dalle ghiandole uretrali e sarà invece privo degli spermatozoi che resteranno nel testicolo. Non avverrà, inoltre, alcuna modificazione della propria virilità esteriore, poiché l’intervento non implica alcuna modificazione ormonale, né ci sarà alcun calo del desiderio sessuale che resterà immutato.

 

E CHI CI RIPENSA?

Circa il 10% dei soggetti sottoposto a vasectomia, per cause diverse, a distanza di tempo, decide di provare a tornare indietro. Tuttavia l’intervento va considerato “quasi” irreversibile. Si può tentare un intervento di microchirurgia per ricostruire la continuità dei deferenti ma le percentuali di successo non sono esaltanti (si parla di meno del 30% di buoni esiti). Piuttosto si può, invece, eseguire un prelievo di spermatozoi direttamente dai testicoli (che, come abbiamo visto, continuano a produrli) per provare a utilizzarli nell’ambito di percorsi di Procreazione Assistita, con percentuali di successo che variano dal 15 al 25%.

 

CONCLUSIONI

E’ chiaro come, alla luce quanto detto, divenga, più che mai, assolutamente indispensabile una adeguata informazione pre-, intra- e post-operatoria. Una informazione su norme, tecniche, risultati che urologi e andrologi dovranno fornire ai loro pazienti, in un clima di assoluta chiarezza e fiducia reciproca.

 

 

La frase della settimana: “…La civiltà ci ha sottratti alle spade, per farci meglio sentire la paura dei chirurghi…” Guido Ceronetti, Il silenzio del corpo, 1979

 

Il DR. Luca Lunardini è Medico-Chirurgo, Specialista Urologo con incarico di Alta Specializzazione in Andrologia, è dirigente medico presso la Unità Operativa di Urologia della A.S.L. 12 Versilia.

Membro della società italiana degli Urologi Ospedalieri e della Società Italana di Andrologia, ha fatto parte della Commissione Oncologica Nazionale del Ministero della Salute ed è stato Presidente della Sezione Provinciale di Lucca della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori.

Il Dr. Lunardini è contattabile per qualsivoglia approfondimento via email al seguente indirizzo: [email protected]

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ultimo aggiornamento: 05-07-2014


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