VIAREGGIO. “Di fronte all’omicidio di Manuele Iacconi abbiamo provato sdegno per quella aggressione brutale e insensata; abbiamo pianto per la morte di un nostro fratello, un omicidio è sempre un fratricidio; abbiamo provato rabbia verso quei ‘giovani’ che hanno scelto la violenza gratuita come un ‘gioco perverso’ per affermare la loro volontà di potenza e di sopraffazione sugli altri. Ci siamo tutti interrogati su questi ‘nostri figli’ che hanno oltrepassato il limite del rispetto e dell’onore dovuti alla persona dell’altro”. Così scrive don Marcello Brunini, parroco della Chiesa della Resurrezione del Varignano, in un accorato appello.

“Ed ora? Ora c’è il rischio di cadere in un difetto che sento forte per me: continuare a fare proclami…proclami sulla cattiva giustizia, sulla mancata sicurezza, sulla crisi della famiglia e sui valori perduti, proclami che poco si trasformano in processi di cambiamento virtuosi. Nella grande depressione, che da tempo avvolge la nostra città, ci sono stati due eventi da prendere in considerazione.

“Il primo è stato la fiaccolata silenziosa per la legalità e l’impegno per affrontare il dissesto del Comune. In silenzio, una parte numerosa della città, con tanti giovani, ha sfilato dalla stazione a via Coppino per una Viareggio diversa, più degna del suo passato, più capace di far emergere la sua anima profonda, amante del futuro, accogliente delle diversità, profondamente creativa, rispettosa della vita umana.

“Il secondo è stato la riapertura di Villa Argentina che ha richiamato un numero grande di viareggini e non. Un evento che ha fatto respirare la nostalgia di un’aria antica fatta di salmastro intrigante e di bellezza raffinata. Una bellezza che unisce e pacifica, attrae e apre, accoglie e rompe recinti. Una bellezza che aiuta a sporgersi con fiducia verso il futuro. Questi due eventi – a mio giudizio – possono offrire uno spiraglio di speranza. Io non ho soluzioni da proporre, ma un desiderio sì: perché non ritrovarci insieme per cercare soluzioni condivise, anche se piccole, su quattro temi – giovani, casa e lavoro, cultura, sport e turismo, bellezza e sicurezza?.

“Il mio desiderio non intende ripercorrere antichi o nuovi sentieri di confronto o di concertazioni. Vorrei ripartire dal ‘popolo’, dalla consapevolezza di essere ‘cittadini’ di Viareggio. Un ‘popolo di cittadini’ capaci di pensare insieme, di condividere un contributo, di sorreggersi nella fatica, di spezzare un pezzetto del proprio cuore per la città sui temi detti.

“Sì, avverto la necessità di riscoprire il ‘gusto di essere popolo’, per dirla con papa Francesco. Prima di essere dei ‘ruoli’ (amministratori, politici, giornalisti, commissari, operai, imprenditori, commercianti, professori, studenti) siamo cittadini, siamo popolo, siamo ‘persone’. Ognuno di noi è un ‘unico’: è, semplicemente, un’opera d’arte. Perché, allora, non ripartire da qui?

“Trovarci insieme come popolo di cittadini può apparire un sogno decisamente ‘romantico’. Ma se non si sogna, soprattutto di questi tempi, saremo sopraffatti dal ‘dissesto’. Viareggio è dei cittadini e i cittadini hanno diritto al silenzio, alla parola, al sogno; hanno responsabilità personale sul loro silenzio, sulla loro parola, sul loro sogno.

“So bene che i sogni e le idee vanno poi organizzate, precisate, diventare proposte efficaci. Ma non sono sicuro che le concretezze inventate fino ad oggi abbiano accresciuto la felicità dei viareggini. E allora che ci costa provare a sognare ancora insieme.

“La mia proposta è di ritrovarci al Varignano, nella sua Chiesa – o in un altro luogo al centro della città – per ascoltarci condividendo qualche pensiero, una piccola esperienza, una semplice proposta. Il primo passo, tuttavia, è una pausa di silenzio – il Natale può essere anche questo – una pausa di silenzio per riflettere a questa ‘romantica’ proposta. Se trovo adesioni cercherò di chiedere aiuto per concretizzarla al meglio. Se, al contrario, la ritenete un’inopportuna predica di Natale, lasciatela cadere”.

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ultimo aggiornamento: 27-12-2014


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