CAMAIORE. “I diritti degli imprenditori? Se ci sono e saranno puntualmente dimostrati e documentati, non mancheremo di tenerli in considerazione. Tuttavia, chiediamo di non fingere di “cascare dal pero”: gli imprenditori della Project sanno bene, e da tempo, qual è la volontà di questa amministrazione, specie dopo che il tavolo della trattativa si è chiuso con il nostro reiterato annuncio che saremmo andati avanti anche da soli”.

Lo scrive il sindaco di Camaiore, Alessandro Del Dotto, in risposta alle parole di Varia e Bicicchi. “Abbiamo grande rispetto – scrive – per il loro ruolo e non intendiamo, per il momento, entrare nel merito delle tantissime ragioni – sia tecniche che politiche – che, sin dalla campagna elettorale 2012, avevano messo in luce la necessità di ridiscutere della scelta fatta nel 2005; nessuna intenzione di gettare “discredito”, perché da parte del Comune c’è solo la volontà di fare quello è il proprio mestiere, ancorché sarebbe sin troppo facile ricordare che, nelle vicende giudiziarie, ci sono passaggi che dimostrano la serietà di qualcuno e passaggi nel limbo della prescrizione, di cui mai sapremo la verità”.

“Tuttavia, il rispetto che abbiamo per gli imprenditori dei parcheggi a pagamento lo pretendiamo anche per il Comune e per le valutazioni della comunità che rappresentiamo. In tutta questa storia, l’unica cosa certa è che gli imprenditori fecero gli imprenditori, ossia quelli che per mestiere massimizzano il proprio profitto, mentre il Comune non fece fino in fondo il proprio ruolo, ovvero quello di tutore e promotore degli interessi pubblici con uno sguardo rivolto al futuro”.

“Una dimostrazione? I numeri degli incassi dei parcheggi che per anni qualcuno si è rifiutato di far conoscere. Se gli imprenditori vogliono fare politica, si facciano eleggere. Qui governiamo con indipendenza e serietà una comunità e non ci spaventano minacce di presunti, quanto infondati, esborsi di milioni di euro, invero già ampiamente incassati da chi oggi si lamenta. C’è una scelta politica da rispettare e che la città ha detto di voler vedere realizzata: la gestione della sosta in mano alla cosa pubblica. Le ragioni? Vi raccontiamo solo alcuni meccanismi che fanno riflettere. E’ un dato di fatto che se oggi vogliamo tappare i parcometri possiamo farlo solo se il Comune paga, con le casse pubbliche, tutte quelle monetine che i cittadini non si tolgono di tasca per mettere nella fessurina. E’ un dato di fatto che se oggi vogliamo abbassare le tariffe, rinunciando a un po’ di incasso, o se vogliamo trasformare qualche parcheggio blu in bianco, possiamo farlo solo se il Comune paga, con le casse pubbliche, tutto quel risparmio di cui i cittadini beneficiano. E’ un dato di fatto che se piove un giorno e non c’è l’incasso previsto dagli imprenditori, è il Comune che paga, con le casse pubbliche, il mancato incasso per pioggia o cattivo tempo. Il tutto alla facciaccia dell’opera “a costo zero”, tanto sbandierata da qualche furbo buontempone che oggi protegge questa roba; il meccanismo è elementare e chiaro: i cittadini pagano sempre al privato, o in proprio – come utenti – o indirettamente – con le casse della comunità nella quale versano le tasse.
Tanto per essere chiari, il rischio di impresa non è sulle aziende bensì sempre e solo addosso alla comunità, la quale paga in ogni caso secondo un meccanismo di sottrazioni e somme che anche un bambino di prima elementare, non necessariamente imprenditore o Sindaco, sarebbe stato in grado di fare”.

“Questa è solo una delle storture che l’Amministrazione accettò ormai dieci anni fa: è chiaro – insistiamo – che la colpa non grava sugli imprenditori, bensì su quella classe politica che pur di chiamare un pontile “Vittoria” o fare a gara con altri Comuni per chi lo finiva prima o ce lo aveva più lungo, ha firmato a occhi chiusi una cambiale in bianco che ha ipotecato il futuro di una comunità, rendendolo insostenibile.
Gli imprenditori, che tali sono stati, continuino a fare il loro mestiere: la comunità, oggi seriamente amministrata dalla politica, ha già chi intende tutelarla e proteggerla”.

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