È l’estate del 1820. Un nutrito gruppo di nobili lucchesi si riversa a Viareggio per festeggiare Carlo Lodovico, figlio di Maria Luisa di Borbone, e Maria Teresa Felicita di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele I, freschi sposi. La coppia dovrebbe approdare nel giro di un paio di giorni, ma le cose non vanno esattamente come previsto. 

Si apre così “L’attesa”, lo spettacolo che sabato 23 aprile alle 21.00 andrà in scena in prima nazionale al Teatro Jenco di Viareggio (via Euro Menini 51). Con un cast di attori under 30 provenienti da tutta la Versilia, una commedia che, in occasione dei 200 anni dalla nascita della città che la ospita, ne celebra l’unicità tra spettri, giovani rampolli dell’aristocrazia dorata, giganti della letteratura e personaggi che hanno fatto la storia, scritta da Marco Bruno per la regia di Andrea Bruno Savelli. Un debutto rimandato per due anni a causa della pandemia, che porterà eccezionalmente all’interno del teatro una vera e propria spiaggia su cui, nel corso di una notte, assisteremo non solo alla creazione della città, sancita dall’intraprendenza di Maria Luisa di Borbone duchessa di Lucca, ma anche a tutti quei cambiamenti che, nel corso di 200 anni, hanno portato gli italiani a scoprire il piacere e la bellezza del mare e della costa (info al numero 347 7352680 – www.teatrojenco.com)

Prodotto da Accademia dei Perseveranti con il contributo di Fondazione CR di Lucca e il sostegno del Comune di Viareggio, lo spettacolo segue, tra mare mosso e disguidi, un’attesa che si prolunga per due settimane. Così i figli dei nobili lucchesi, abbandonati dai genitori, raggiungono la riva del mare, un tempo considerato luogo di fatica, miseria e malattia, e qui rimangono dal tramonto all’alba lamentandosi, sbuffando e imprecando ma al tempo stesso facendo incontri magici e straordinari – uno su tutti, quello con Percy e Mary Shelley, il celebre poeta simbolo del romanticismo inglese e la madre di Frankenstein. Il giorno successivo la loro percezione della spiaggia, fino a poche ore prima denigrata e temuta, sarà completamente trasformata, aprendo la strada al culto della villeggiatura che tutti conosciamo e che ha reso la Versilia famosa in tutta Europa.

“Abbiamo voluto prendere spunto da un episodio storico – racconta Andrea Bruno Savelli – per raccontare come i costumi siano cambiati nel corso di due secoli. Nel 1820, quando il decreto di Maria Luisa di Borbone la trasforma in una vera e propria città, Viareggio era diversissima da come la conosciamo: dove oggi ci sono piazza Shelley e Villa Paolina c’era il mare, ed esisteva sì un porto, ma molto minore rispetto a quello di Pisa. La costa poi, il mare e la spiaggia, erano posti da evitare, bollati come malsani. Il pesce era cibo povero, la pelle abbronzata segnale di appartenenza al popolo minuto. Ci sarebbe voluto del tempo prima che le località marittime diventassero prima luoghi di cura e poi di vero e proprio piacere. Ma c’era anche chi prima degli altri ci aveva visto lungo, come Paolina Bonaparte, che stabilì qui la propria residenza nel 1823”.

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