Il monte Procinto uno dei monti delle alpi Apuane più singolari per la forma che richiama quella di un panettone.

Dove si trova il Monte Procinto

Il Procinto e le torri minori continuano la cresta del monte Nona. È un torrione calcareo di forma cilindrico – quadrangolare alto 1172,6 metri che si trova interamente nel comune di Stazzema. Il Procinto è separato dal Nona mediante una profonda incisione (Foce del Procinto) che è facilmente superabile mediante un ponte di legno, a mezza costa, a livello della cosiddetta Cintura del Procinto.

È formato da uno zoccolo alto circa 100 metri sul quale si alza il torrione alto circa 150 metri con pareti verticali e con base anch’essa larga 150 metri. Le due parti sono separate da una cengia abbastanza larga, facilmente percorribile dagli escursionisti, detta Cintura del Procinto.

Sulla sommità prospera una sorta di giardino pensile con alberi e macchia e con la presenza di specie piuttosto rare e sul cucuzzolo sommitale c’è una croce.

Le strapiombanti pareti offrono agli scalatori la possibilità di effettuare interessanti arrampicate su roccia molto buona che vanno dalla libera alla artificiale. Altrimenti è possibile salire con la via Ferrata, prima a essere stata aperta in Italia.

Il monte è riconosciuto come Sito di Interesse Comunitario (SIC) come stabilito da una direttiva comunitaria del 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali o seminaturali e della flora e della fauna selvatica.

I VERSANTI

Eccettuata la via ferrata è possibile salire alla vetta solo mediante arrampicate e numerose sono quelle che sono state aperte a iniziare dagli anni ’30 del secolo scorso.

Parete Sud

Essa è ben visibile dal Rifugio Forte dei Marmi e nella sua parte centrale è stata disegnata le famosa via ferrata che, più in alto, si sposta verso sinistra. In seguito su questa parete furono tracciate diverse vie di arrampicata.

Spigolo Sud-Ovest

È lo spigolo più evidente e con il dislivello più grande (150 metri) ed è leggermente strapiombante.

Parete Ovest

È ben visibile dalla zona dei Bimbi, la via più famosa e quella aperta dai fratelli camaioresi Sergio e Vinicio Ceragioli nel 1937.

Spigolo Nord-Ovest

È alto circa 100 metri e nella parte alta c’è un grande strapiombo.

Parete Nord

È quella che guarda alla Pania della Croce, anche qua ci sono diverse vie. Alla base ci sono caverne di erosione visitabili dalla Cintura.

Spigolo Nord-Est

È il confine non ben definito tra le pareti Nord ed Est. Qua fu aperta nel 1933 una via dai fratelli Ceragioli insieme a Capanna che fu la prima via di ascesa dopo la ferrata, con questa impresa fu introdotto il quinto grado sulle Apuane.

Parete Est

È considerata la parte più bella e più difficile ed è apprezzabile bene dalla Foce del Procinto. Anche su di essa sono state aperte diverse vie di arrampicata.

Spigolo Sud-Est

Si trova presso la Foce del Procinto e si sviluppa anch’essa per circa 100 metri.

Dal monte Procinto si stacca in direzione ovest una costa rocciosa movimentata con fianchi incisi profondamente da canali e camini. In essa distinguiamo la Foce dei Bimbi con a lato, verso sud, il Bimbo Fasciato (o Torrione Bacci), poi una schiena con tre gobbe, un intaglio, il Piccolo Procinto, la Foce della Bimba e per finire un torrione isolato detto La Bimba o L’Ignorante.

LA VETTA

Sulla vetta si trova una piccola croce e il panorama è molto bello sulle Apuane Centrali e meridionali e sulla costa toscana e ligure.

Pochi metri sotto la vetta c’è un antro naturale dove si trova una piccola fonte. Qua fu murata nel 1893 una lapide, poi distrutta durante l’ultima guerra, dedicata a Richard Budden che così recitava: Al cav. R. H. Budden/ per anni e dottrina venerando/ apostolo in Italia/ dell’alpinismo/ il 29 giugno 1893/ prima gita intersezionale/ al Procinto/ i soci del C.A.I./ questo ricordo. Questa lapide fu ripristinata nel 1978.

Sotto la vetta c’è un boschetto detto il Giardino.

Intorno al 1872 studiò le pendici del Procinto il naturalista fiorentino Stefano Sommier. Egli nel 1886 salì alla vetta, primo botanico a farlo, qua trovò il Rhamnus glaucophylla, endemita apuano e dell’Appennino lucchese, da lui classificato.

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